Bell, Book and Candle
USA 1958 Columbia
con James Stewart, Kim Novak, Jack Lemmon, Ernie Kovacs, Hermione Gingold, Philippe Clay, Elsa Lanchester, Howard McNear, Janice Rule, Bek Nelson
regia di Richard Quine
Gil Holroyd è un'annoiata strega newyorkese che vorrebbe provare i sentimenti dei comuni mortali, s'interessa così al nuovo vicino, l'editore Shep Henderson ma quando scopre che l'uomo è fidanzato con una sua ex compagna di college particolarmente odiosa, Gil decide di vendicarsi di lei, usando le arti magiche per sedurre l'uomo e mandare a monte le loro nozze. Nel frattempo, sempre per compiacere Shep, Gil aveva attirato in città uno scrittore del paranormale, Sidney Redlitch che sembra sapere molte cose sulla congrega newyorkese; per tenerlo a bada Gil lo affida al fratello, il maliardo Nicky che però finisce per svelare tutti i segreti sulla stregoneria in città. Lo scontro tra Gil e il fratello la porta a confessare a Shep di averlo sedotto con la magia, l'uomo si arrabbia quando scopre di esser stato usato per vendicare vecchi rancori scolastici e lascia Gil per tornare da Merle. La strega vorrebbe vendicarsi nuovamente ma non ha più l'ausilio del suo familio, il gatto Cagliostro e scopre di poter piangere, segno inequivocabile che si è realmente innamorata e ha perso i suoi poteri, ci penserà la svanita zia Queenie a far trionfare l'amore.
Un classico della commedia romantica che ripropone la coppia James Stewart / Kim Novak a pochi mesi di distanza dal capolavoro hitchcockiano La donna che visse due volte, se qualitativamente tra i due film non c'è paragone, bisogna riconoscere che Kim Novak è molto più sensuale nei panni della strega soprattutto quando mugula la sua nenia incantatrice con il gatto, immagine iconica usata anche come manifesto del Torino Film Festival del 2017 ma Richard Quine aveva una relazione con l'attrice che invece non aveva stregato (platonicamente parlando) il maestro del brivido.
Una strega in paradiso richiama per certi versi La donna che visse due volte, anche qui tra i due protagonisti c'è una rottura e un ritrovarsi dopo alcuni mesi con lei cambiata, ma mi è parso di intravedere nella pellicola un richiamo ad altri grandi successi immediatamente precedenti: la coppia che si ritrova sul Flatiron perché l'Empire State building è chiuso sembra un riferimento al successo dell'anno precedente, Un amore splendido e forse la telecamera che indugia sul cappello di James Stewart che vola di sotto rimanda ancora a Vertigo, poi Nicky fa una battuta che -almeno in italiano- gioca con La gatta sul tetto che scotta, sempre del 1958: “il gatto è sul tetto e Gil è cotta”.
Il cast è il punto di forza del film, Jack Lemmon mette a punto il personaggio stralunato e pasticcione che l'anno dopo esploderà in A qualcuno piace caldo: lungi dal portare a termine la missione affidatagli, finisce per mettersi in combutta con lo scrittore e diventa coautore del libro, come Jerry che scorda che quello di Daphne è solo un travestimento per salvarsi la vita e finisce per accettare la corte di Osgood.
Lemmon, Stewart e Ernie Kovacs danno vita a un vero trio comico, diverse le scene in cui recitano come in una comica muta a causa della satanica musica jazz dello Zodiaco. Sempre perfetta Elsa Lanchester e Hermione Gingold è un'eccezionale fattucchiera: la scena in cui costringe Shep a bere una disgustosa pozione per disamorarlo da Gil è esilarante.
Il film è ricordato anche per essere l'ultimo in cui il cinquantenne James Stewart figura in un ruolo romantico anche se la sua carriera è ben lungi dalla fine.
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