Les Anges du péché
Francia, 1943
con Renée Faure, Jany Holt, Sylvie, Mila Parely, Marie Helene Dasté, Yolande Laffon, Sylvia Monfort, Louis Seigner, Georges Colin
regia di Robert Bresson
Anna Maria, ragazza di buona famiglia decide di prendere i voti e, con disdoro della famiglia, sceglie il convento di Belfort che offre un rifugio a ex galeotte. Anna Maria cerca di convincere Teresa, una ragazza finita ingiustamente in carcere, a cercare la pace nel convento ma la donna, animata da propositi di vendetta, appena scarcerata va a uccidere ll'uomo che la ha incastrata poi si rifugia in convento per far perdere le proprie tracce. Anna Maria si prende cura di lei con un'attenzione morbosa che infastidisce Teresa e fa dubitare le consorelle della fede di Anna Maria che finisce per essere espulsa dal convento, ma la ragazza non torna a casa e ogni notte penetra nel cimitero del convento per pregare sulla tomba del fondatore, verrà trovata svenuta dopo una notte di pioggia. Ormai prossima alla morte Anna Maria prende i voti con l'aiuto di Teresa che poi si consegna alla giustizia.
Girato durante l'occupazione nazista con un cast di professionisti, unico caso assieme al seguente Perfidia, La conversa di Belfort è il primo lungometraggio di Robert Bresson in cui si possono trovare molti dei temi che caratterizzeranno la sua teoretica: la religione, la prigione, la riflessione sul bene e sul male.
Il film si apre come un noir antelitteram: la madre superiora e altre due suore si recano di notte al penitenziario per strappare una ragazza appena scarcerata alle attenzioni del suo magnaccia, la seconda volta che l'azione si sposta in prigione avviene senza soluzione di continuità: convento e galera hanno le stesse grate le cui ombre si riflettono sulle pareti. La fotografia di Philippe Agostini ha un ruolo molto importante nella messa in scena, la rappresentazione del bene e del male è tutta giocata sulle tonalità del bianco e del nero: luminoso il convento, sempre più oscuri gli ambienti del carcere fino alla cupezza della cella di sicurezza posta nei sotterranei.
Le ombre servono anche per le ellissi, la vendetta di Teresa si svolge con la camera fissa sulla donna e l'azione è raccontata ancora una volta dal cambio di luce: la porta che si apre illumina il volto della donna, l'uomo è solo un'ombra riflessa accanto a lei che vediamo accartocciarsi dopo lo sparo.
Anche in convento non regna solo il bene, pettegolezzi e ipocrisie sono all'ordine del giorno e Teresa riesce a fruttare la situazione a proprio vantaggio: per liberarsi delle attenzioni di suor Anna Maria le riporta quanto detto alle sue spalle esasperando i rapporti fino all'espulsione della novizia.
La tenacia di Anna Maria che sacrifica anche la vita per redimere la riluttante Teresa ha qualcosa di mistico che non viene compreso nemmeno dalle religiose, come la Vicaria suor Giovanna, l'entusiasmo spirituale di suor Anna Maria viene scambiato per egoismo, voglia di protagonismo e forse la purezza del sacrificio nasce in parte anche da questa componente negativa del carattere dell'entusiasta novizia.
Un altro elemento che caratterizza la produzione di Bresson è l'attenzione alle mani che si nota già in quest'opera prima: l'intreccio di mani delle varie suore mentre Anna Marie prende i voti in punto di morte fa il paio con il dettaglio dei polsi di Teresa che li porge al poliziotto per farsi ammanettare nell'inquadratura finale
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