Vampyr – Der Traum des Allan Gray
Francia / Germania 1932
con Sybille Schmitz, Julian West, Henriette Gérard, Rena Mandel, Jan Hieronimko, Maurice Schutz, Albert Bras
regia di Carl Theodor Dreyer
Il giovane Allan Grey arriva una sera nel villaggio di Courtempierre e si ferma in una locanda, nella notte accadono strani fenomeni che culminano con l'apparizione di un vecchio che lascia un pacchetto su cui scrive "da aprire dopo la mia morte". Grey lascia la stanza seguendo le ombre e si ritrova davanti a un vecchio maniero dove vive assieme alle due figlie, l'uomo che gli è apparso ma Grey non fa in tempo a salvarlo dalla morte. Il giovane apre il pacchetto e ci trova un libro che racconta come sgominare i vampiri deve però abbandonare la lettura perché Gisele si accorge che la sorella malata, Leone sta girovagando nel giardino, Allan e Gisele la ritrovano spossata con una ferita al collo, viene chiamato il medico che Grey riconosce per averlo incontrato nella locanda in cui tutto era iniziato. Mentre il giovane ha un'allucinazione e sogna la propria morte, un vecchio servitore riprende la lettura del libro, Grey e l'uomo si ritrovano nel cimitero dove uccidono la vampira Marguerite Chopin, ma il medico suo servitore, è ancora in libertà, fuggendo si ritrova bloccato in una stanza dove si raccoglie la farina del mulino e muore soffocato dall'azionamento della macina.
Vampyr è il primo film sonoro del regista danese Carl Theodor Dreyer e solitamente viene accostato a Dracula e Nosferatu per formare una trilogia ideale sull'origine del mito del vampiro cinematografico ma il film di Dreyer ha ben poco in comune con gli altri due capolavori del genere, innanzitutto non si ispira al romanzo Bram Stoker ma ai racconti di Le Fanu, l'autore di Carmilla e manca soprattutto l'atmosfera gotica: niente vecchi castelli, l'ambientazione è contemporanea, manca anche la dimensione notturna: l'azione si svolge in pieno giorno ma questo pare essere dovuto a problemi tecnici, gli stessi che Dreyer ebbe anche con il sonoro infatti la pellicola è più un anello di passaggio con pochissimi dialoghi e l'uso delle didascalie tipiche del cinema muto.
All'uscita in sala il film fu stroncato e solo con il tempo ha assunto la valenza del capolavoro. Restano memorabili alcune sequenze come le ombre che si staccano dal corpo, l'uso dello sdoppiamento dell'immagine e soprattutto il viaggio verso il cimitero visto in soggettiva da Gray dall'interno della bara, un topos che è diventato un classico del cinema horror.
Anche il simbolismo visivo legato alle due sorelle mi è piaciuto molto, il volto di Leone che sembra emergere dalle acque per le pieghe del lenzuolo quando viene meno l'influsso satanico della vampira finalmente distrutta e le mani legate di Gisele, prossima vittima designata dalle presenze malefiche: per le valenze oniriche, Vampyr mi ha fatto pensare più a Un chien andalou che ai due precedenti film horror.
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