Italia, 1962
con Yvonne Furneaux, John Ericson, Renzo Ricci, Gianni Rizzo, Germano Longo, Massimo Giuliani
regia di Primo Zeglio
Semiramide, bellissima e astuta concubina del re assiro Minurte riesce a farsi donare una provincia dal sovrano dopo aver convinto l'acclamato generale Onnos a non spodestare il vecchio monarca. Nel bottino di guerra di Onnos c'è l'indomito Kir, re dei Dardani che attira le attenzioni di Semiramide, Onnos, geloso lo condanna a morte ma Semiramide lo fa salvare, facendone il suo schiavo e il suo amante. Quando il vecchio Minurte decide di sposare la concubina, Kir, per gelosia fugge dal palazzo, catturato da Onnos viene nuovamente messo a morte ma riesce a fuggire. Il generale fa credere a Semiramide che a ordinare la morte dell'amante sia stato Minurte, la principessa per vendetta appoggia il colpo di stato di Onnos ma all'ultimo minuto rivendica tutto il potere per sé fino a quando il giovane Adarte non avrà l'età per salire al trono. Dopo alcuni anni di governo illuminato la regina non ha ancora dimenticato Kir e decide di recarsi nella sua provincia dove sta facendo costruire la città di Babilonia. Qui ritrova l'amato che si era rifugiato tra gli schiavi del suo popolo. Semiramide dona la libertà ai Dardani come pegno d'amore ma Kir è cambiato e vuole essere il sovrano assoluto...
Francamente mi aspettavo di peggio da questo peplum di onesto mestiere che dietro il melodramma sentimentale, nasconde una cinica, ma realistica, riflessione sul potere: l'anziano Minurte che fa redigere gli annali storici millantando la sua decisiva presenza sul campo di battaglia quando non si è mai mosso da palazzo; Semiramide ormai regina che spiega a Ghelas il perché non fa mai catturare Onnos pur avendolo vinto in battaglia molte volte: un nemico, soprattutto se un traditore, è un valido motivo per dichiarare guerra quando fa comodo e infine la figura di Kir, giovane e valente sovrano, un tutore per il giovane Adarte a cui è legato da sincero affetto, che, vittima degli intrighi di palazzo e delle delusioni d'amore, si lascia corrompere dalla brama di potere e riorganizza il suo popolo per spodestare il fanciullo e creare una propria linea dinastica. L'unica che riesce a mantenere una certa lucidità e a muoversi con successo tra i vari complotti è proprio Semiramide, ambiziosa e senza scrupoli, venuta dalla strada ma in grado di capire che il potere va amministrato anche con clemenza.
L'ambientazione nella lontana Ninive permette un uso fantasioso dei costumi e delle scenografie (palesemente di carta pesta) e a parte qualche improbabile costume da barbaro, c'è una certa eleganza nella messa in scena che richiama l'orientalismo pittorico della fine del XIX secolo (e il regista Primo Zeglio è stato anche pittore) soprattutto nella scena del bagno di Semiramide.
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