Italia 1963 Cineriz
con Rosanna Schiaffino, Bruce Balaban, Maria Pia Schiaffino, Gianrico Tedeschi, Jean-Marc Bory, Alexandra Stewart, Orson Welles, Mario Cipriani, Laura Betti, Edmonda Aldini, Vittorio La Paglia, Rossana Di Rocco, Maria Pia Bernardini, Elsa De Giorgi, Enzo Siciliano, Franca Pasut, Giovanni Orgitano, Tomas Milian, Lamberto Maggiorani, Ettore Garofalo, Ugo Tognazzi, Lisa Gastoni, Ricky Tognazzi, Antonella Taito
regia di Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti
Film a episodi che prende il nome dalle iniziali dei quattro registi impegnati nell'opera che vuole essere una riflessioni sugli “allegri principi della fine del mondo”. Inutile ricordare che spicca il segmento firmato da Pasolini, La ricotta
Apre Illibatezza firmato da Roberto Rossellini: una hostess in trasferta continentale non sa come liberarsi di un corteggiatore inopportuno. Uno psichiatra, amico del gelosissimo fidanzato calabrese, consiglia alla ragazza di modificare il suo aspetto trasformandosi in una vamp aggressiva che scoraggia il pretendente. Rossellini sembra disinteressato alla trama e molto più ai paesaggi orientali c'è però un'interessante riflessione sull'immagine: l'uso della cinepresa amatoriale utilizzata dai due fidanzati per scambiarsi video al posto delle lettere e sarà proprio dalle riprese dell'importuno corteggiatore che lo psichiatra interpretato da Gianrico Tedeschi, potrà fare la sua diagnosi mentre al povero americano non resterà che consolarsi con le immagini rassicuranti della ragazza riprese con la sua telecamera.
Godard, che aveva accettato di partecipare al progetto solo per incontrare l'amato Rossellini dirige Il nuovo mondo, una sorta di lettura personalissima di Io sono Leggenda di Matheson: il protagonista racconta di un'esplosione atomica sopra Parigi che ha causato un leggero slittamento della realtà di cui si accorge nei comportamenti di Alexandre, la ragazza che ama, la donna non sa spiegare per quale motivo agisce in un certo modo, saltare gli appuntamenti con il fidanzato e baciare sconosciuti in piscina, anche il linguaggio è diverso: non comprende alcune sfumature tra parole diverse e ne inventa di nuove il celebre “io ti ex amo”. La domanda è se la follia sia collettiva e il protagonista sia l'unico savio o stia sviluppando una paranoia per non accettare la fine di un amore che è pur sempre la fine di un mondo e l'inizio di uno nuovo.
Il terzo episodio è La Ricotta, diretto da Pasolini. Il film si distingue anche visivamente dagli altri tre, è l'unico ad avere inserti a colori, la Deposizione ispirata agli eccentrici fiorentini, e l'unico senza la didascalia introduttiva, questo per i problemi con la censura a cui andò incontro l'episodio che fu reinserito dopo alcuni tagli e correzioni. E' la storia di Stracci, un figurante che deve impersonare il ladrone buono nella scena della crocifissione. L'uomo regala ai famigliari il suo cestino del pranzo poi riesce ad ottenerne un secondo che gli viene divorato dal cane della diva. Venduto il cane al giornalista che ha intervistato il regista interpretato da Orson Welles, Stracci va a comprare del cibo con cui finalmente si strafoga e finisce per morire d'indigestione sulla croce. La ricotta è un perfetto quadro del mondo pasoliniano, lo sguardo affettuoso sugli umili e la loro bellezza, la compassione per chi è nato con il destino di avere fame, il peso della storia e la coscienza intellettuale consapevole di essere comunque al servizio di un padrone: produttore e direttore del giornale sono la stessa persona.
Chiude il film il capitolo diretto da Gregoretti, Il Pollo Ruspante dove si alternano le scene di un convegno sulle vendite con la vita di una famiglia piccolo borghese in pieno boom economico, le esperienze della seconda sono la rappresentazione forse un po' didascalica di quanto sostenuto dal guru del marketing; il padre che a pranzo all'autogrill vorrebbe un pollo ruspante spiegando la differenza al figlio tra un pollo ruspante e un pollo d'allevamento non si accorge di essere il secondo quando incontra il meridionale guardiano di un terreno da lottizzare sul lago chiamato pomposamente “la svizzera dei lombardi” pur provando ancora un brivido di ribellione al giogo delle cambiali. La voce al laringofono dell'esperto di consumi è forse il colpo di genio dell'episodio: rappresenta la disumanizzazione del cliente visto solo come consumatore da spennare e anticipa il drammatico finale.
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