Italia, 1970
con Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Fabio Testi, Romolo Valli, Helmut Berger, Camillo Cesarei, Inna Alexeieff, Raffaele Curi, Barbara Pilavin, Ettore Geri, Alessandro D'Alatri
regia di Vittorio De Sica
Ferrara 1938, i Finzi Contini aprono le porte del loro meraviglioso parco ai giovani amici dei figli che sono stati esclusi dal circolo del tennis a causa delle leggi razziali. Nel gruppo c'è Guido, innamorato dall'infanzia di Micol e da Milano è arrivato Gianpiero Malnate, un compagno di università di Alberto. Mentre la situazione per gli ebrei italiani si fa sempre più drammatica, Guido capisce di aver perso per sempre la sua occasione con Micol che ha intrecciato una relazione col Malnate che è destinato a cadere sul fronte russo mentre i Finzi Contini e il padre di Giorgio verranno indirizzati ai campi di concentramento.
Inizialmente alla stesura della sceneggiatura doveva partecipare anche Giorgio Bassani, autore dell'omonimo romanzo ma vi furono dei dissidi durante la lavorazione e il romanziere si dissociò dal progetto che, come dice la didascalia dei titoli di testa, è liberamente ispirato al romanzo.
Accusato di essere un prodotto che punta sul facile sentimentalismo, il film di De Sica è un'esangue storia di fantasmi, quelli che vediamo nella scena finale dei quattro giovani morti che giocano a tennis, a cui sopravvive solo Giorgio e lo stesso padre di Giorgio, l'unico della famiglia a non riuscire a sfuggire ai rastrellamenti, è rappresentato fin dall'inizio della pellicola con un pallore spettrale. E' la fascinazione di un mondo perduto: Micol dice a Giorgio che loro due appartengono alla categoria di quelli che più che possedere le cose preferiscono ricordare le cose.
Il mondo spazzato via dalla guerra della borghesia ebraica, quella quasi aristocratica dei Finzi Contini che pensava di comprarsi la sicurezza con i soldi e quella più pragmatica della famiglia di Guido, il cui padre si ostina a vedere qualcosa di buono in Mussolini rispetto ad Hitler anche se ormai ha ridotto gli ebrei a cittadini di serie C.
Nel dramma della Storia s'innesta il dramma amoroso di Guido da sempre innamorato di Micol, inquieta e forse presaga della decadenza della famiglia che s'incarna nell'adorato fratello, Alberto di salute cagionevole, omosessuale, innamorato dell'energia del comunista Malnate, alla cui ruvida sensualità non sa sfuggire neppure Micol che la preferisce all'ingenuità candida di Giorgio. Una pena d'amore che in altri tempi sarebbe sbiadita nel tempo, come dice consolante a Giorgio il padre e invece si fissa indelebile nella memoria come l'ultima fiamma di felicità prima degli orrori della guerra.
Il film valse al regista il suo quarto Oscar come miglior film straniero.
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