Temevo fortemente che la mostra milanese fosse una riproposta di quella torinese di cinque anni fa ma sono stata felicemente smentita, pochissimi i quadri presenti in entrambe le mostre - ça va san dire l'iconica Ofelia di Millais posta a inizio mostra creando un grande ingorgo di pubblico- e anche l'approccio al mondo preraffaellita presenta qualche differenza: la sala di Ofelia è quella dedicata a Elizabeth Siddall la modella simbolo della confraternita, protagonista di una convulsa relazione con il fondatore Dante Gabriel Rossetti, mentre a Torino erano presenti anche due opere della Siddall, a Milano viene mostrata solo come musa e mi provoca una punta di amarezza che non vengano mai esposte opere di pittrici femminili dato che la Confraternita, descritta sempre come elemento di rottura e modernità, aprì la via a diverse artiste donne anche se non appartenenti al nucleo originario del movimento che durò solo cinque anni ma del resto la mostra si conclude con due opere di John William Waterhouse, pittore che si ispira al mondo preraffaellita ormai mitizzato.
Interessante lo spazio dedicato a Millais, il bambino prodigio che a soli undici anni dipinge I lottatori (The wrestlers) presente in mostra come è fondamentale la presenza del libro, proprietà di Millias, Pitture a fresco del camposanto di Pisa, testo su cui la Confraternita fonda il proprio gusto di rivisitazione medievale.
Come a Torino tornano i temi cardine della critica sociale: torna Prendete Vostro figlio, Signore di Ford Madox Brown, ma colpisce, del medesimo autore, lo sfrontato ritratto di Cattivo soggetto.
La mostra pone l'accento sul taglio delle opere, primi piani o campi molto ristretti sulla scena come dimostra Claudio e Isabella di William Holman Hunt tratto dall'opera shakespeariana Misura per misura, il taglio ravvicinato concentra l'attenzione sugli aspetti emotivi dell'opera dove però sono sempre presenti elementi floreali con valore simbolico, qui il fiore di melo, in Amore d’aprile di Arthur Hughes l'edera e i petali di lillà al suolo.
Un'attenzione naturalistica che riprende l'iconografia gotica ma i preraffaelliti sono anche i primi a dipingere en plein air: tornando a Ofelia, Millais lavorò per mesi sulle rive del fiume Hogsmill per creare lo sfondo mentre è ormai leggendaria la storia di come ritrasse la Siddall immersa in una tinozza d'acqua che si gelò causando l'infreddamento della fanciulla che non si riprese mai del tutto dalla stoica seduta di posa.
L'afflato spiritualistico della natura è reso manifesto in una sezione di opere meno note della produzione preraffaellita dove il sublime naturale diventa il soggetto, che sia il Il ghiacciaio di Rosenlaui di John Brett o Maggio a Regent’s Park di Charles Allston Collins.
I dipinti della confraternita celebrano un ideale romantico dell'amore, fatto di passioni contrastate e spesso infelici, il legame tra Rossetti e la Siddall incarna perfettamente questo genere di passione anche se sconfessa in parte gli ideali libertari del movimento: il pittore sposò la sua musa solo in punto di morte e a trattenerlo dal mantenere la promessa matrimoniale spesso reiterata c'era anche la bassa estrazione sociale della modella; leggendaria e significativa fu anche la decisione di seppellire con la donna l'antologia di poesie inedite a lei dedicate e poi far riaprire la tomba qualche tempo dopo per recuperare gli scritti trovandosi davanti a una morta che aveva mantenuta intatta la sua bellezza ed era ricoperta da lunghissimi capelli rossi che avevano continuato a crescere. Questa la genesi di una delle opere più note di Rossetti, l'ascetica Beata Beatrix che contrasta con le scelte stilistiche che a breve maturerà l'artista, ispirate a Tiziano puntando sulla ricchezza delle vesti e la bellezza opulenta delle donne ritratte.
Se lo stesso fondatore della confraternita si allontana dai suoi ideali, la corrente è ormai entrata nel mito e sono diversi i pittori che si rifanno al mondo medievale riproposto dai preraffaelliti, il più noto è certamente Waterhouse e se la mostra si apre con l'iconica Ofelia, altrettanto iconica è la sua La dama di Shalott del 1888 che con Il cerchio magico conclude la mostra.
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