Man of a Thousand Faces
USA 1957 Universal
con James Cagney, Jane Greer, Dorothy Malone, Marjorie Rambeau, Jim Backus, Robert Evans, Celia Lovsky, Jeanne Cagney, Roger Smith, Simon Scott, Jack Albertson
regia di Joseph Pevney
All'inizio del '900 Lon Chaney è una stella del varietà sposato con una giovane cantante, Cleva, a cui ha taciuto di essere figlio di genitori sordomuti. Quando Cleva rimane incinta, Lon la porta a conoscere la famiglia ma la donna rimane scioccata e teme che il nascituro possa ereditare l'handicap dei nonni. Fortunatamente il bambino nasce sano ma Cleva non è disposta a restare a casa a fare la moglie così si trova un lavoro come cantante da cui Chaney la fa licenziare, per ripicca la moglie tenta il suicidio sul palco durante uno spettacolo dell'attore, stroncandogli la carriera. Cleva perde la voce, il piccolo Creighton viene messo in collegio e Lon si trasferisce a Hollywood diventando ben presto una delle comparse più richieste per la sua capacità di trasformarsi con il trucco; è l'inizio della sua sfolgorante carriera ma i guai famigliari non sono finiti: Chaney ha fatto credere al figlio che la madre fosse morta e quando Creighton adolescente scopre che è ancora viva lascia il padre per trasferirsi da Cleva, padre e figlio si rappacificheranno solo sul letto di morte del divo del muto.
James Cagney sorregge da par suo questo melodrammatico biopic sulle sfortunate vicende familiari di Lon Chaney, il divo soprannominato L'uomo dai mille volti proprio per la sua capacità di trasformasi col trucco nei più celebri mostri del cinema muto, una pletora di esseri deformi che portava in scena costringendosi spesso a pose dolorosissime, l'assunto del film è che la capacità di dare un anima e far empatizzare il pubblico con i reietti gli venisse proprio dal background famigliare, dall'aver vissuto in prima persona l'emarginazione dei genitori sordomuti.
Pur avendo visto diversi film di Chaney, non sapevo dei suoi drammi famigliari, del matrimonio con una donna che non riusciva ad accettare la diversità della famiglia di Chaney e del tentativo di suicidio sul palco del marito ma del resto come ci rivela il film prima di essere soprannominato "l'uomo dai mille volti", Chaney fu presentato come "l'uomo del mistero" proprio per non farsi rovinare la nascente carriera hollywoodiana dallo scandalo del tentato suicidio.
Il film è un po' troppo melenso per i miei gusti ma da tempo ho capito che il biopic non è il genere preferito, le scene dei film più celebri di Chaney, Il Gobbo di Notre Dame, Il Fantasma dell'Opera non sono soddisfacenti per chi conosce gli originali: le maschere sono molto rigide e hanno ben poco a che spartire con i trucchi dei film degli anni '20.
Toccante il fatto che a causa del tumore alla gola che lo uccise, alla fine Lon Chaney si esprimesse con la lingua dei segni appresa dai genitori sordomuti, forse mi commuove perché non so se il particolare è reale mentre il retorico passaggio di consegne tra padre e figlio dove il senior morente aggiunge un Jr. al nome sulla cassetta del trucco è una rielaborazione romanzata del fatto che Creighton Chaney intraprese una carriera cinematografica con il nome di Lon Chaney Jr. e interpretò l'ultimo grande mostro della Universal, L'uomo lupo.
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