Cape Fear
USA 1962, Universal
con Gregory Peck, Robert Mitchum, Polly Bergen, Martin Balsam, Telly Savalas, Lory Martin, Jack Kruschen, Barrie Chase
regia di J. Lee Thompson
Appena scontati otto anni di prigione, il sadico Max Cady va a minacciare l'avvocato Sam Bowden, la cui testimonianza era stata fondamentale per spedirlo in carcere. La presenza di Cady diventa un'inquietante costante nella vita di Bodwen e quando il suo cane viene avvelenato decide di rivolgersi alla polizia che non può fare nulla perché Cady fa di tutto per non superare mai i limiti della legge; dopo che la donna con cui Cady aveva intrecciato una relazione e aveva picchiato a sangue rifiuta di testimoniare contro di lui, Bowden capisce che dovrà usare la sua stessa famiglia come esca per liberarsi del pericoloso galeotto.
Il film deve la sua notorietà al remake del 1991 firmato da Scorsese dove hanno un piccolo cameo anche i due protagonisti a ruoli invertiti: Gregory Peck è l'avvocato di Cady e Robert Mitchum è il tenente di polizia.
Con la prima versione de Il promontorio della paura la Universal riprende molti temi di Psyco, il film di Hitchcock che aveva avuto incassi strepitosi nel 1960: il protagonista è un maniaco sessuale particolarmente violento, nel cast ritroviamo Martin Balsam che era presente anche nel film di Hitchcock e soprattutto la colonna sonora è firmata da Bernard Herrmann.
Il regista omaggia il maestro del brivido mettendo in scena un avvincente compendio sulla costruzione della paura sul grande schermo: ombre impressioniste, dettagli su pomelli di porte che si aprono, dettagli del probabile assassino che si avvicina, inquadrature sghembe quando l'orrore temuto si trasforma in realtà, nulla di innovativo ma un buon mestiere che diverte.
Il tema di fondo è un classico dilemma del cinema americano: cosa deve fare il cittadino retto e probo quando non trova aiuto nelle forze dell'ordine per proteggere la propria famiglia, se non scendere a patti con la propria coscienza e confrontarsi direttamente con il Male? Il finale stesso in cui Bowden rinuncia ad uccidere Cady pur avendone la possibilità per farlo imprigionare non è un affidarsi nuovamente alla giustizia ma il modo più crudele e lungo per vendicarsi del nemico: il contatto con la malefica presenza di Cady ha infettato presumibilmente per sempre la perfetta famiglia americana come dimostrano i loro volti sbigottiti nella inquadratura finale.
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