Prorogata fino al 15 settembre, Rinascimento visto da Sud è una mostra molto interessante per la quantità di materiale esposto, dalle carte geografichee gli strumenti nautici, agli abiti, dall'orificeria alle opere pittoriche e scultoree.
E' tramontato da tempo il toscanocentrismo rinascimentale e questa esposizione indaga un aspetto ancora poco noto del massimo periodo artistico italiano: come si sviluppa il Rinascimento nell'Italia meridionale. Il Mediterraneo, soprattutto prima della scoperta dell'America è solcato da rotte di scambi commerciali che favoriscono anche i contatti artistici, per questo il primo segmento della mostra è dedicato alle mappe e allo sviluppo mercantile. Il dominio sul Mediterraneo crea anche le dinastie che governano l'Italia del sud: gli Angiò e gli Aragona che portano nel regno di Napoli le influenze francesi e fiamminghe del gotico internazionale, periodo su cui si apre la seconda sezione.
Da segnalare Madonna in trono col bambino e la principessa Margherita di Savoia salvata da naufragio del Maestro di Ladislao di Durazzo di cui sono in mostra anche altre opere, stupefacente il gioiello a forma di fiore di un anonimo orafo meridionale,
Nella Napoli del breve regno di Renato d'Angiò si forma Colantonio, allievo del fiammingo Barthélemy d'Eyck e maestro di Antonello da Messina e ho adorato che il più noto esponente del rinascimento meridionale venisse spesso indicato nelle didascalie introduttive semplicemente come allievo di Colantonio di cui segnalo il San Girolamo nello studio dal Museo di Capodimonte.
A testimoniare il fermento artistico sono presenti alcune opere dello spagnolo Jaime Baço, detto Jacomart in cui le influenze fiamminghe sono chiarissime come nel trittico con Madonna con Bambino che arriva da Francoforte.
Del sublime Antonello che non ha bisogno di introduzioni, spicca la Vergine Annunciata della Pinacoteca civica di Como.
Il rapporto con Firenze è indagato nella sezione successiva; i rapporti sono di natura economica, i banchieri fiorentini finanziano il regno di Napoli e lo scambio artistico avviene con la riscoperta rinascimentale dell'Antico, e molti tesori classici ovviamente sono ritrovati nei territori napoletani dando una spinta notevole alla rilettura quattrocentesca: l'imponente testa Carafa di Donatello fu a lungo considerata una vestigia romana. A significare l'importanza della committenza napoletana troviamo una terracotta invetriata di Andrea della Robbia e la Santa Eufemia del Mantegna e Giovanni Bellini (il polittico della chiesa madre di Santa Maria della Platea di Genzano di Lucania) che introduce il nuovo capitolo che indaga i rapporti con Venezia e tutte le coste adriache e sono davvero interessanti i rapporti con gli artisti orientali a noi poco noti: dall'albanese Michele Greco da Valona al cretese Andreas Pavias e al raffinato Cristoforo Scacco da Verona che fu attivo prevalentemente nel sud Italia.
I legami tra regno napoletano e Spagna sono intensi per tutto il Quattrocento che si conclude con l'annessione del regno d Napoli a quello spagnolo dopo la morte di Federico I d'Aragona. Anche sotto il governo di Vicerè spagnoli, Napoli resta un importante crocevia artistico, anche se il gusto è ormai uniformato nel manierismo e le varie espressioni locali del primo rinascimento si adeguano ai modelli dei maestri rinascimentali: al Pinturicchio, presente in mostra con lo stralcio d'affresco Bambin Gesù delle mani a Raffaello di cui è presente lo studio della Madonna del pesce e alcune opere che si rifanno a suo modello compositivo.
L'esposizione si conclude come si è aperta, con una sezione dedicata alle carte nautiche ma nel secolo di cui ha mostrato l'evoluzione artistica e le vicende storico politiche, il mondo è cambiato: la recente scoperta dell'America sposta l'attenzione dal Mediterraneo alla vastità dell'oceano.
Ovviamente, essendo Matera Capitale della cultura 2019, uno sguardo alla produzione artistica locale è presente per ogni sezione, e, da buona provinciale quale sono, ho trovato commovente che nell'evoluzione stilistica del secolo, si mantenga un tratto comune: i volti di Madonne o di Santi non hanno la purezza idealizzata dei grandi maestri ma il volto concreto di bellezze contandine, aspetto caratteristico d tutte le produzioni locali e decentrate.
Consigliatissimo l'esaustivo catalogo.
Matera, Palazzo Lanfranchi
dal al 19 Aprile 2019 al 15 Settembre 2019
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