USA 1980
con Robin Williams, Shelley Duvall, Ray Walston, Paul Dooley, Paul Smith, Richard Libertini, Donovan Scott, MacIntyre Dixon, Roberta Maxwell, Wesley Ivan Hurt
regia di Robert Altman
Popeye sbarca nel porto di Sweethaven alla ricerca di suo padre che lo ha abbandonato nell'infanzia e trova alloggio nella pensione degli Oyl incontrando Olivia, petulante e segaligna eterna fidanzata di Bluto, un grosso marinaio che comanda la città per conto del commodoro. Una sera, una valigia di Olivia viene scambiata con un cesto contenente un bambino e Popeye letta la richiesta di affido, decide di farsene carico con l'aiuto di Olivia. Bluto non prende certo bene la novità e chiede alla pensione Oyl tutte le tasse arretrate, scoperta la capacità di Pisellino di predire il futuro, Poldo lo sfrutta per vincere alle corse e ripagare i debiti ma Popeye si oppone, Bluto rapisce il piccolo e lo porta dal Commodoro che si scopre essere Braccio di Legno, il padre di Popeye. Mentre l'uomo si chiarisce con il figlio Bluto rapisce anche Olivia e si dirige verso l'isola della Scabbia, nello scontro per salvare i suoi cari Popeye scoprirà finalmente le virtù degli spinaci in scatola che si era sempre rifiutato di mangiare.
Una pellicola controversa, fin dalla sua uscita del resto un regista caustico come Altman che gira un musical per famiglie tratto da un cartone animato ha già in sé qualcosa di bizarro.
E bizzarro, sgangherato a tratti surreale è anche il film, la trama è decisamente esile, paragonata ai comics odierni è il classico primo capitolo in cui l'eroe scopre e saggia il proprio potenziale: c'è infatti l'incontro con Olivia, l'arrivo di Pisellino e solo in finale entra in scena la famigerata scatola di spinaci che rende superforzuto Braccio di Ferro.
Nel villaggio di Sweethaven Altman adombra una satira dell'America reaganiana: il conformismo, la paura del diverso, l'ossessione per le tasse: Popeye viene accettato dal paese che lo ha sempre schernito quando, involontariamente, getta a mare il gabelliere.
Molte cose non funzionano anche per i problemi durante la realizzazione del film, ma la vena anarcoide dell'opera riesce a trasparire anche nella sforbiciata versione italiana e soprattutto regala a Shelley Duvall, attrice scoperta da Altman, il bellissimo ruolo di Olivia nettamente più centrato di quello di Braccio di Ferro affidato all'esordiente Robin Williams.
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