Italia 1972
con Mario Adorf, Henry Silva, Woody Strode, Adolfo Celi, Luciana Paluzzi, Sylvia Koscina, Franco Fabrizi, Francesca Romana Coluzzi, Femi Benussi, Peter Berling, Cyril Cusack, Gianni Macchia, Renato Zero
regia di Fernando Di Leo
Il boss newyorkese Corso invia due killer a Milano per uccidere Luca Canali un magnaccia di poco peso sospettato di aver rubato una partita di droga. I due killer si appoggeranno al boss Vito Tressoldi, il vero organizzatore della truffa agli americani che fa di tutto per eliminare Canali perché gli americani non scoprano il suo gioco, arrivando a far uccidere anche la moglie e la figlia del pappone ma questo omicidio scatena la furia di Canali che si vendica mortalmente dei suoi nemici.
Secondo capitolo della Trilogia del milieu di Fernando Di Leo a cui Tarantino si è ispirato per la coppia di killer di Pulp Fiction, un bianco e un nero come i due killer spediti in Italia dal padrino newyorkese. David Catanìa e Frank Webster vengono scelti perché parlano italiano, uno per le origini l'altro per aver combattuto in Italia durante la guerra, doppiati con un accento alla Stanlio e Ollio senza però sbagliare un congiuntivo.
Contraddizioni che rappresentano bene i poliziotteschi e i gialli anni '70 considerati b movie dove poi trovi arredi di design che oggi non entrano neppure nella miglior produzione a grosso budget e un attenzione incredibile per il colore e la composizione dell'immagine, anche sperimentale come nelle scene dei "contestatori" dove nel gruppo di Triny compare regolarmente un giovanissimo Renato Zero quasi sempre con bombetta. La scena che mi ha colpito di più è quella in cui Canali va a telefonare da una cabina a Tressoldi chiedendogli perché lo cerca e l'attraversamento della piazza è ripreso dai buchi del logo della Sip poi la macchina da presa scende senza stacchi e riprende la telefonata in primo piano.
Luca Canali è il prototipo malavitoso dell'uomo tranquillo che si scatena quando lo toccano negli affetti più cari: Don Vito nel confronto finale in cui gli confessa di aver ordito il colpo ai danni degli americani si stupisce che un uomo del suo valore sia rimasto in un ruolo marginale, un semplice uomo da casino. Neppure il magnaccia si spiega la sua furia, nata dalla disperazione.
L'uomo che si fa vendetta da solo, in cui scatta la violenza più efferata quando viene toccato nel vivo non è un tema nuovo, anzi è tipico dei noir, in particolare degli anni '70 ma la forza quasi sovrumana con cui Canali si libera della carcassa dell'auto per tacere del super capoccione con cui sventra telefoni o sfonda il vetro del camioncino al termine del celebre inseguimento sui Navigli, anticipano gli eroi anni '80 alla Stallone e/o Schwarzenegger.
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