Albino Alligator
USA 1996 MGM
con Matt Dillon, William Fichtner, Frankie Faison, Faye Dunaway, Viggo Mortensen, John Spencer, Gary Sinise, M. Emmet Walsh, Skeet Ulrich, Joe Mantegna, Melinda McGraw
regia di Kevin Spacey
New Orleans: tre rapinatori il cui colpo è saltato perché è partito l'allarme si ritrovano inseguiti dalla polizia e si rifugiano nell'unico bar che trovano aperto, posto in uno scantinato senza via di fuga. Durante il sequestro scopriranno dalla televisione che la polizia non è sulle loro tracce ma su quelle di un trafficante d'armi anche lui nel locale per uno scambio...
Il debutto alla regia di Kevin Spacey, vincitore del Courmayeur Noir in festival 1996, è un bel noir che paga qualche debito verso i due grandi successi degli anni immediatamente precedenti: Pulp Fiction da cui derivano in certa misura i dialoghi tra i gangster e I soliti sospetti con cui gioca anche il titolo italiano, il film che lanciò nel 1995 la carriera di Spacey con il mitico Keyser Söze e a cui rimanda il colpo di scena sulla scoperta del vero ricercato dalla polizia.
Il film parte con una scena d'azione dove lo scambio di auto del trafficante con quella dei rapinatori porta i secondi a credere di essere inseguiti dalla polizia e a rifugiarsi nel bar, da quel momento il film diventa un teso kammerspiel dove le profondità di campo si alternano a stretti primi piani perché Insoliti criminali è soprattutto un film d'attori e tutti molto bravi, dall'eterno sottovalutato Gary Sinise nei panni di Milo, l'unico rapinatore con un po' di senno che deve tenere a bada il fratello Dova (Matt Dillon) dalla pessima influenza dello psicopatico Law (William Fichtner). Faye Danaway è la matura cameriera Janet preoccupata anche per le sorti del figlio Danny presente nel locale al momento del sequestro e poi c'è un ancora sconosciuto Viggo Mortensen, nel ruolo di Guy Foucard, il trafficante d'armi.
Fuori dal locale il cordone di polizia è capitanato da Joe Mantegna, che entra in scena ripreso di spalle dal basso verso l'alto con la piega dei pantaloni perfetta e quasi rigida, stessa piega che torna nel completo della giornalista Jenny Ferguson, la prima ad arrivare sul posto e a svelare da fonti canadesi l'identità del trafficante portando scompiglio dentro il locale dove cambiano gli equilibri ancora una volta.
L'ironia di credersi inseguiti e scoprire che tutta la mobilitazione riguarda un altro si trasforma in cinismo quando Dova chiede a Janet e suo figlio di provare che vogliono salvarsi uccidendo un altro ostaggio.
Il cinismo dei media che trasforma immediatamente i tre sopravvissuti in eroi dando per scontato che siano degli ostaggi ma del resto il titolo originale del film rimanda alla leggenda del sacrificio dell'alligatore albino perché si possa salvare il gruppo e nella pellicola possiamo trovare molte vittime sacrificali.
Un film molto intrigante, anche nella scenografia: il bar, che ai tempi del proibizionismo era una rivendita clandestina di alcolici, vanta un arredo decò ricostruito fedelmente.
Spacey tornerà alla regia solo nel 2004 per il biopic su Bobby Darin, Beyond the Sea.
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