Italia 2017
con Edoardo Leo, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Valeria Solarino, Greta Scarano, Marco Bonini, Giampaolo Morelli, Peppe Barra, Rosario Lisma
regia di Sydney Sibilia
A un anno dall'arresto la banda è definitivamente sgominata, tutti i componenti sono stati richiusi in carceri diversi per impedire che abbiano altre pericolose idee. Pietro Zinni è a un passo dal sospetto dell'infermità mentale perché continua a ripetere che qualcuno in giro sta sintetizzando il gas nervino con il cromatografo. Quando Alice, la blogger che li aveva smascherati racconta a Pietro di incidente in un tecnopolo avvenuto alcuni anni prima in cui è coinvolto anche il Murena, allora ancora un ricercatore universitario, Pietro si fa trasferire a Rebibbia per sapere tutta la storia dal Murena e, una volta capito il luogo dell'attentato, Zinni accetta il patteggiamento in mondo che tutta la banda sia riunita nel medesimo carcere da cui fuggire e sventare l'attacco contando di costituirsi entro le 24 ore...
Ultimo capitolo della divertente trilogia dei pericolosi ricercatori universitari, si ride sempre molto ma la critica allo stato d'abbandono in cui versa la ricerca universitaria italiana si fa più graffiante: i fondi negati in vista di futuri tornaconti politici finiscono in tragedia e al solito i processi si limitano a incolpare i morti d'incuria invece di punire i veri colpevoli.
Sfregiato Claudio Felici, si trasforma nel boss criminale Murena mentre Walter Mercurio ha aspettato nell'ombra per anni prima di mettere in atto la sua vendetta: eliminare i vertici dell'istruzione durante una consegna di lauree ad honorem nell'università La Sapienza di Roma.
Se il messaggio è chiaro, la trama perde in compattezza perché sono presenti tutti i personaggi che abbiamo incontrato negli episodi precedenti, la banda si era ingrossata con l'entrata di altri due cervelli in fuga interpretati da Marco Bonini e Paolo Morelli, l'unica ad intuire dove possano essersi rifugiati gli evasi è la poliziotta Coletti sempre ai ferri corti con il superiore Galatro e per fare spazio a tutti nessuno ha un ruolo veramente di spicco, restano tutte figurine che vivono della gloria passata mente è adorabile il cameo di Peppe Barra come direttore del carcere.
Resta comunque l'omogeneità di fondo con i capitoli precedenti: molte risate intelligenti e i colori acidi della fotografia.
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