Rasputin the Mad Monk
GB 1966 Hammer Film
con Christopher Lee, Barbara Shelley, Richard Pasco, Francis Matthews, Suzan Farmer, Dinsdale Landen, Renée Asherson, Joss Ackland, Derek Francis, Fiona Hartford
regia di Don Sharp
Scacciato per l'ennesima volta dopo le sue intemperanze, Rasputin si trasferisce a San Pietroburgo dove usa i suoi poteri ipnotici su una gran dama imperiale, Sonia, costringendola a mettere in pericolo la vita dello zarevich per poi presentare alla zarina lo stesso Rasputin come l'unico in grado di salvare l'erede al trono. Il piano funziona e la zarina diventa una marionetta nelle mani del monaco sempre più assetato di potere e lussuria finché il suo stesso assistente, il dottor Zargo, decide di eliminarlo con l'aiuto del fratello di Sonia e del suo amico Ivan.
Fosco melodramma girato in contemporanea sfruttando anche parte del set e del cast tecnico di Dracula principe delle tenebre (fonte Il Mereghetti). Anche il protagonista è il medesimo, Christopher Lee con un gran barbone (un po' Saruman giovane e scapigliato) perfetto per il fisico imponente e lo sguardo diabolico nel rendere la possanza fisica di Rasputin.
La veridicità storica ovviamente lascia molto a desiderare: Rasputin resiste al vino e ai cioccolatini avvelenati ma muore cadendo da una finestra mentre nella realtà resistette anche ad alcune pistolettate e solo le acque gelate della Neva riuscirono a porre fine alla sua vita.
La famiglia imperiale è poco più di una comparsata, il film preferisce solleticare molto castamente lo spettatore con il legame morboso tra Sonia e il monaco che ben presto stufo della donna la costringe al suicidio per togliersela di torno e poter sedurre la sua amica Tatiana, sorella di Ivan, e millantando un incontro con la nuova fiamma, il dottor Zargo e i due nobili lo attirano nella trappola mortale.
Anche il cotè horror è piuttosto limitato: una mano mozzata al fidanzato della figlia della locandiera salvata da Rasputin: le grazie della giovinetta è l'unica ricompensa che il monaco vuole assieme al vino.
Unica scena degna di nota il gioco di volti che scompaiono nel buio nello scontro tra Pietro e Rasputin prima che il monaco sfiguri a morte il giovane con l'acido; buono anche l'uso dei costumi per rappresentare l'evoluzione di Rasputin: dalla comune tonaca nera, si passa a una lunga tonaca bianca messianica quando il monaco deve conquistare al fiducia della zarina per finire con una luciferina casacca rossa quando, credendosi ormai onnipotente, il monaco rivela tutta la sua bieca natura.
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