The Trouble with Harry
USA 1955 Paramount
con Edmund Gwenn, John Forsythe, Mildred Natwick, Mildred Dunnock, Shirley MacLaine, Royal Dano, Parker Fennelly, Leslie Wolff, Jerry Mathers, Ernest Curt Bach, Dwight Marfield, Philip Truex, Barry Macollum
regia di Alfred Hitchcock
Nei boschi di un paesino del Vermont giace un cadavere, tutte le persone che lo ritrovano pensano di essere colpevoli della sua morte: il vecchio capitano di marina in pensione crede di avergli sparato accidentalmente mentre era a caccia, la ex moglie da cui si era ripresentato lo ha accolto con una bottigliata in testa che ritiene fatale, la matura zitella lo ha colpito con una scarpa perché pensava che l'uomo attentasse alla sua virtù. Il cadavere viene sepolto e dissepolto più volte, addirittura lavato, alla fine il medico del paese certifica che la morte è avvenuta per cause naturali e il cadavere può essere riportato nel luogo del decesso per allertare la polizia.
Un film che all'uscita non fu molto apprezzato soprattutto in America la cui provincia era messa alla berlina infarcita di un humor nero tipicamente inglese.
Divertente la critica alla pittura contemporanea con la classica scena del quadro astratto che viene appeso a rovescio, il bislacco pittore Sam Marlowe (il cognome del famoso detective) non resterà per sempre un incompreso che espone i quadri nell'emporio del paese, un giorno si ferma un collezionista che acquista tutte le sue opere; intanto i tre che si credono colpevoli non esitano a confidarsi tra loro e al pittore i presunti omicidi e lo fanno con un candore assoluto pari ai cerimoniosi rapporti di buon vicinato che intrattengono tra loro, del resto anche la cronaca ci insegna che i colpevoli, o presunti tali, sono delle brave persone: salutano sempre.
Lavorando su uno dei suoi temi portanti, il senso di colpa, Hitchcock ci dice che la morte, è un fastidio, per cui tra una sepoltura e l'altra tra i quattro protagonisti scatta addirittura l'amore mentre il medico che alla fine scioglie l'intrigo, fin dall'inizio inciampa letteralmente sul cadavere ma preso dalla sua lettura nemmeno se ne accorge: il morto è un problema solo per gli assassini o i presunti tali.
Lo stile di regia è piuttosto lineare, il regista si affida alla fotografia di Robert Burks che rende ancora più scintillante i rossi e i gialli dell'”estate indiana”, colori brillanti in contrasto con la cupezza della vicenda che ci viene raccontata.
La congiura degli innocenti è il film con cui inizia la collaborazione tra Hitchcock e il compositore Bernard Herrmann.
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