Italia 1975
con Martine Brochard, John Richardson, Ines Pellegrini, Daniele Vargas, Raf Baldassarre, George Rigaud, Silvia Solar
regia di Umberto Lenzi
Un gruppo di turisti americani a Barcellona viene coinvolto in una serie di efferati omicidi di giovani donne a cui, dopo esser state accoltellate, viene strappato l'occhio sinistro. I turisti iniziano a guardarsi con sospetto e il maggior indiziato è Mark Burton, che ha raggiunto il gruppo per stare con Paulette Stone, sua segretaria ed amante. Il comportamento ambiguo di Mark nasce dal fatto che l'uomo sospetta che la moglie, vittima di un forte esaurimento nervoso per la fine del loro amore, sia l'assassina e abbia già compiuto un primo omicidio nella loro cittadina, attribuito poi a un alcolizzato: Alma infatti non è andata a ricoverarsi in una clinica come promesso ma è venuta anche lei a Barcellona. Il commissario Tudela riuscirà a risolvere l'intricato caso giusto in tempo per andarsene in pensione.
Un giallo con qualche buco di sceneggiatura, debitore allo stile imperante dei thriller di Dario Argento, a partire dal titolo con gli animali. Pur non essendoci nemmeno un gatto nel film non è difficile capire come nasce il titolo: l'assassino si nasconde dietro un'impermeabile rosso e un testimone descrive di averlo visto fugacemente, ricevendo l'impressione di aver visto un gatto rosso. Il labirinto è la situazione in cui si trovano i turisti, in particolare Paulette e Mark che per rispetto di Alma non hanno ancora ufficializzato la loro storia e non vogliono suscitare i pettegolezzi degli altri gitanti e l'intricato giallo in cui sono incappati non li aiuta, il vetro fa riferimento all'occhio di vetro, causa scatenante della furia omicida.
Nonostante l'eleganza della composizione tipica di Lenzi molte scene sono risolte in campi e controcampi dei protagonisti, forse per dare modo di seguire la trama estremamente complessa, complicazioni necessarie per nasconderne la risibilità.
Ho trovato intrigante quest'inquadratura di Paulette e la modella Naiba, è molto breve e la prima impressione è quella di un doppio (solitamente Naiba ha i capelli neri mentre qui indossa una parrucca bionda) una scena che in effetti anticipa il finale di cui le due donne saranno protagoniste.
Resta sicuramente interessante l'ambientazione a Barcellona nei primi anni post-franchisti e la fotografia: se non ci sono gatti, in quasi tutte le inquadrature c'è un elemento rosso.
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