Città del Messico 1970, Cleo è una delle domestiche della casa di un professore, sposato con quattro figli piccoli, l'uomo è spesso lontano per lavoro e anche per qualche distrazione sentimentale che poi diventa definitiva portandolo ad abbandonare la famiglia. Mentre sua moglie Sofia cerca di affrontare la separazione, anche Cleo ha i propri drammi amorosi: viene abbandonata dal fidanzato appena lei lo informa di essere incinta. Sofia è molto comprensiva con la domestica ma mentre Cleo è con la madre di Sofia in un negozio per comprare la culla, una manifestazione studentesca viene soffocata nel sangue e due ragazzi che si erano rifugiati nel negozio vengono barbaramente uccisi da un gruppo armato di cui fa parte anche l'ex fidanzato di Cleo. Per lo shock alla donna si rompono le acque ma la confusione per la strada rende difficoltoso raggiungere l'ospedale e la bambina nasce morta. Sofia organizza un viaggio al mare con i figli per comunicare l'imminente divorzio e porta anche Cleo per cercare di farla distrarre dal dolore della perdita della neonata ma il rischio di un'altra tragedia, l'annegamento di due dei figli di Sofia sventato dalla domestica, porta a galla il vero dolore della donna: il colpevole sollievo che la figlia non voluta sia nata morta. Sofia e i suoi figli si stringono alla ragazza dicendole sono loro la sua vera famiglia ma una volta tornati a casa ognuno riprenderà i propri ruoli.
Basterebbe analizzare la sequenza dei titoli di testa per raccontare Roma: il pavimento di un cortile, su cui inizia a scorrere dell'acqua per pulirlo, l'acqua diventa una pozza su cui si riflette il cielo solcato dall'immancabile aereo, l'acqua scorre, aumenta diminuisce per poi restituire la graniglia a losanghe del pavimento. Una sequenza simbolica con la valenza dell'acqua, il femminile che domina il film, il tempo che passa e guarisce e/o ripristina gli equilibri. Un pavimento povero che rivela uno squarcio momentaneo d'infinito per poi tornare ad essere solo un riquadro geometrico che rivela l'indubbia qualità fotografica dell'ottimo film di Cuaròn ma anche la voluta superficialità della storia che regala solo un vago riflesso dei sentimenti dei protagonisti, lasciando una prima sensazione di mancato approfondimento nello spettatore: Roma è indubbiamente un film “freddo” poco coinvolgente al di là della dilatazione dei tempi filmici ma è una di quelle pellicole a cui ti sorprendi a pensare nei giorni seguenti perché, proprio come l'acqua, sembra che lavi solo la superficie ma in realtà penetra negli interstizi e modifica la materia più dura.
In un momento molto drammatico della storia messicana segnato dai violenti scontri per le proteste studentesche, il regista inserisce la storia di due donne molto diverse per classe sociale ma segnate da un destino molto simile, l'abbandono del compagno: per Sofia significa la perdita della posizione sociale e la necessità di reinventarsi, per Cleo la situazione è ancora più drammatica non essendo neppure sposata, e oltre allo scandalo c'è il rischio di perdere il lavoro.
Gli uomini non fanno certo una bella figura in questo film, basta pensare all'entrata in scena del professore che deve parcheggiare il suo enorme macchinone nell'andito tra mille manovre sempre al limite, è una sequenza fatta di dettagli, con un montaggio pressante, assai differente dai lenti movimenti di mdp che hanno introdotto la quieta vita famigliare, inutile dire che giustamente Sofia sfogherà la rabbia dell'abbandono proprio sulla povera automobile martoriandola e una volta accettata la nuova situazione se ne libererà in favore di un auto più piccola che meglio si adatta alle dimensioni dell'ingresso/garage.
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