The Wedding Night
USA 1935
con Anna Sten, Gary Cooper, Helen Vinson, Sig Ruman, Ralph Bellamy, Eleanor Wesselhoeft, Leonid Snegoff, Milla Davenport, Agnes Anderson, Walter Brennan, Esther Dale
regia di King Vidor
Tony Barrett, scrittore di successo dedito alla bella vita, si vede rifiutato il suo terzo romanzo: per sfuggire ai debiti e cercare ispirazione, si trasferisce con la bella moglie Dora nella casa di famiglia del Connecticut. I nuovi vicini polacchi si presentano e chiedono di poter acquistare un appezzamento di terreno che i Barrett non usano. Mente la moglie Dora si annoia, Tony si appassiona alla vita tradizionale della comunità polacca che mette al centro del suo nuovo romanzo e quando la moglie torna in città lega moltissimo con Manya, la figlia del vicino. Nel paese iniziano le chiacchiere sui due e quando una tormenta di neve blocca Manya a casa di Tony, il padre di lei anticipa le nozze della figlia con Fredrik Sobieski. Intanto è tornata anche Dora che viene subito messa al corrente dei pettegolezzi ma sarà la lettura del romanzo a farle capire la portata del sentimento del marito per Manya ma, decisa a non rinunciare all'uomo che ama, lo informa delle nozze della ragazza solo mentre queste si stanno svolgendo; Tony si presenta lo stesso alla festa e balla con la sposa per poi andarsene ma il neo sposo geloso e ubriaco lo rincorre per aggredirlo, Manya corre ad avvisare Tony di mettersi in salvo ma durante la colluttazione sulle scale cade e muore battendo la testa.
Notte di nozze fece vincere a King Vidor il premio per la miglior regia al Festival di Venezia del 1935. E' un film piuttosto bizzarro che parte come una commedia brillante soprattutto la parte iniziale incentrata sulla vita newyorkese dei Barrett è scoppiettante e ricorda le vicende di Francis Scott Fitzgerald, almeno come sono raccontate nella serie televisiva di Amazon Prime, Zelda.
Da commedia si passa lentamente al dramma con i toni frizzanti che si spengono piano piano per terminare in un finale drammatico degno dei melodrammi che il regista firmerà un decennio dopo con Jennifer Jones come protagonista.
Senza avere la grinta delle eroine future Manya non è poi troppo diversa da Ruby Gentry o la Pearl di Duello al sole: una donna che fa parte di una comunità chiusa, destinata a un ruolo per cui non è tagliata, in questo caso non per ambizione ma per sensibilità, anche Tony Barrett non è mosso da bassi istinti come nei film futuri ma trova in Manya lo sprone per rimettersi a lavorare che aveva perso con Dora, la moglie superficiale attratta dalla bella vita che il marito di successo le garantisce.
Tutti ostacolano l'amore tra Tony e Manya per le differenze sociali ma tra i due protagonisti c'è un'innegabile affinità elettiva che li attrae al punto che Manya, la sua notte di nozze, fugge dalla festa di matrimonio pur di avvisare Tony dell'aggressione di Frederick e rimettendoci la vita.
Il cast è ottimo, notevole soprattutto Helen Vinson nel ruolo della moglie apparentemente frivola ma in fondo davvero innamorata del marito, ben interpretato da Gary Cooper. Manya è l'attrice russa Anna Sten, al terzo film americano: l'aveva notata Samuel Goldwyn in alcuni film girati in Germania e l'aveva voluta in America nell'ennesimo tentativo (come sempre fallito) di trovare una nuova Garbo.
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