USA 1923 United Artist
con Edna Purviance, Adolphe Menjou, Carl Miller, Clarence Geldart, Lydia Knott, Charles K. French, Betty Morrissey, Malvina Polo
regia di Charlie Chaplin
Marie St.Clair progetta di lasciare la cittadina in cui è nata e trasferirsi a Parigi con il promesso sposo, Jean Millett aspirante artista ma i genitori dei due fidanzati si mettono di traverso e per un'incomprensione Marie parte da sola pensando di esser stata lasciata dall'amato. Dopo un anno Marie è diventata una delle donne più desiderate di Parigi, amante del ricco scapolo Pierre Revel, una sera dovendo andare a una festa nel quartiere latino, Marie sbaglia indirizzo e si ritrova nello studio di Jean che è venuto a Parigi con l'anziana madre. Decide di fasi fare il ritratto dall'ex fidanzato che le chiede di sposarlo. Marie è tentata, anche perché Ravel sta per fare un matrimonio d'interesse; quando va da Jean per accettare la sua proposta lo sente discutere con la madre e dire che la dichiarazione non era stata fatta seriamente, delusa Marie torna tra le braccia di Pierre mentre Jean tenta di riconquistarla ma vedendosi deriso da lei e dal suo amante, il pittore si suicida. La madre vorrebbe vendicare il figlio ma finalmente comprende che le sue intromissioni sono la vera causa della sua morte e si ritira in campagna con Marie che ha deciso di dedicare la sua vita agli orfani.
Capitolo a parte della cinematografia chapliniana perché è un dramma e il comico si limita alla sola regia limitandosi a un brevissimo cameo di un facchino, curiosamente molto simile a quello de La Contessa di Hong Kong ultimo film diretto da Chaplin e secondo non interpretato dopo appunto La donna di Parigi.
l film fu un flop perché il pubblico voleva ridere alle gag del celebre comico e non si aspettava certo un melodramma amoroso soprattutto molto caustico con la morale corrente, la tesi del film è che la colpa del destino avverso dei due fidanzati è tutta dei genitori: Marie vive con il patrigno che quando si accorge che la ragazza è uscita con il fidanzato la caccia di casa, la notizia arriva subito a casa dei Millett che non sono disposti ad accogliere la fanciulla per la notte prima che i due giovani partano per Parigi, Marie deve aspettare in stazione ma mentre Jean è a casa per prendere i bagagli il padre ha un malore e muore. Marie crede che i genitori abbiano convinto il fidanzato a lasciarla e va incontro al suo destino di donna perduta, quando potrebbe riscattarsi è ancora la madre di Jean a opporsi alle nozze e per quieto vivere il figlio le dice che non sposerebbe mai una donna equivoca, proprio nel momento in cui Marie entra nel suo studio.
Anche la recitazione doveva risultare ostica al pubblico dell'epoca, Chaplin punta su uno stile molto naturale, lontano dalle pose melodrammatiche dei drammi del cinema muto. Interessante anche il lavoro sulla composizione dell'immagine: il regista usa molto la profondità di campo e la scelta stilistica sottolinea sempre un distacco tra chi è in primo piano e gli altri attori, accentuato da elementi decorativi, una barriera fisica per evidenziare la distanza emotiva.
Il film era un tributo a Edna Purviance, all'epoca la sua prima donna in questo modo Chaplin voleva regalarle una carriera indipendente ma il flop del film e uno scandalo che coinvolse l'attrice poco dopo l'uscita dei film segnarono la fine della sua carriera che non recitò più se non in piccoli ruoli nelle pellicole del vecchio mentore Monsieur Verdoux e Luci della ribalta.
Il film fu invece la consacrazione definitiva per la carriera di Adolphe Menjou: il suo personaggio del raffinato uomo di mondo fu un cliché con cui l'attore dovette spesso confrontarsi nella sua lunga carriera.
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