Peau d'âne
Francia 1970
con Catherine Deneuve, Jean Marais, Jacques Perrin, Delphine Seyrig, Micheline Presle, Fernand Ledoux, Sacha Pitoëff, Pierre Repp, Henri Cremieux, Louise Chevalier
regia di Jacques Demy
In punto di morte la Regina Blu chiede al marito di sposare solo una donna più bella e più gentile di lei, l'unica con questi requisiti è la figlia che, chiesto consiglio alla Fata Madrina mette in atto degli stratagemmi per scoraggiare il padre che risulta irremovibile anche quando la figlia chiede la pelle dell'amato asino che caca oro e garantisce le ricchezze del regno. Alla principessa non resta che fuggire con addosso la ripugnante pelle e fingersi sguattera ma il principe delle terre dove si è rifugiata su consiglio di una fata, la sorprende in abiti principeschi nella baracca in cui vive e cade malato d'amore per lei. Chiede che Pelle d'Asino gli faccia una torta e la fanciulla nasconde il suo anello all'interno del dolce, il principe proclama che sposerà solo chi indosserà l'anello e così la sguattera si rivela nel suo splendore e convola a nozze con il Principe Rosso mentre il padre si sposa con la Fata Madrina.
La trasposizione della fiaba di Charles Perrault è un divertente miscuglio di referenti sia di carattere visivo che tematici.
I costumi dell'italiano Agostino Pace riprendono molto dello stile delle fiabe disneyane (Demy era appena tornato da un soggiorno di alcuni anni in America) ma la fonte d'ispirazione più importante è certamente La Bella e La Bestia di Jean Cocteau, come testimonia la presenza di Jean Marais nel ruolo del Re Blu.
Perfetta mescolanza dello spirito dell'epoca e della connaturata dimensione fantastica del cinema francese, La favolosa storia di Pelle d'Asino riesce a mantenere una parvenza fiabesca pur affrontando un tema delicatissimo come quello dell'incesto: sia il re che la principessa non sono scioccati dall'idea che certo li coglie di sorpresa e il mago a cui il re chiede consiglio risponde che in fondo tutte le bambine rispondono che vogliono sposare il loro papà, mentre la Fata Madrina che induce Pelle d'Asino alla ribellione lo fa per un tornaconto personale: sposare il re.
Gli aspetti surreali della vicenda sono molti: servitori e cavalli dei due regni sono dipinti come il regno d'appartenenza, e i due colori primari, blu e e rosso hanno valenze molto simboliche. Il trono del Re Blu è un grosso gatto di peluche nello stile della pittrice surrealista Lenor Fini.
Gli anacronismi sono molti per sottolineare la dimensione senza tempo della fiaba: la biblioteca dei libri futuri permette di leggere versi di Cocteau e Apollinaire, la Madrina e il Re Blu arrivano alle nozze a bordo di un elicottero mentre nel loro sogno d'amore il principe e Pelle d'asino se ne vanno su un motoscafo inghirlandato come una gondola è un'estetica che non si fa scrupolo di mischiare il basso e l'alto, il gusto pop anni '60 e il rigore storico: i castelli in cui vivono i sovrani sono tra i noti della Loira e l'elenco delle nobildonne che si presentano per provare l'anello è una lista delle più celebri dame di Francia tra il XVI e il XVIII secolo.
Senza essere un musical, La favolosa storia di Pelle d'Asino, ha una colonna sonora cantata molto importante e presente e il motivo più celebre è giustamente quello della ricetta della torta cantato da Catherine Deneuve nelle doppie vesti di principessa e sguattera.
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