Martin
USA 1977
con John Amplas, Lincoln Maazel, Christine Forrest, Elayne Nadeau, Tom Savini, Sara Venable
regia di George A. Romero
Tateh Cuda, un bottegaio di origine transilvana, prende a vivere con sè un giovane cugino, Martin. Il vecchio è convinto che sul giovane gravi una maledizione di famiglia e sia la reincarnazione di Nosferatu ma il ragazzo è “solo” un serial killer che prima anestetizza le sue vittime poi le svena per succhiarne il sangue simulando un amplesso.
Martin è il film più amato dallo stesso Romero, un film low budget girato coinvolgendo parenti e maestranze nella lavorazione: Romero stesso è il prete piuttosto scettico sul demonio, la moglie Christine Forrest è Cristina, la nipote del vecchio Kuda anche lei stufa delle ossessioni sui vampiri del nonno e il suo fidanzato è Tom Savini, attore e regista ma soprattutto curatore degli effetti speciali.
Martin, sotto questo aspetto è un film poco splatter, un horror d'atmosfera, una decostruzione del mito del vampiro: in uno mondo degradato vittima del consumismo: Kuda gestisce un negozio di alimentari, Martin fa le consegne per lui ma incombe il vicino supermercato dove le signore che escono con la spesa sono importunate dai perdigiorno; nell'era del consumismo è finita anche la parabola romantica del vampiro che pure riviviamo in flash back in bianco e nero.
La pellicola è un capolavoro di montaggio, sia nel passaggio tra flash back e presente che dimostra come Martin riviva la vicenda del passato, sia per dare tensione alle scene:l'attacco alla seconda vittima sorpresa in casa con un amante inaspettato, la fuga dopo l'omicidio dei barboni che si risolve con uno scontro nel covo di alcuni malviventi da cui Martin esce illeso e senza responsabilità.
Il fascino del film sta nel mistero non svelato del protagonista: è davvero un vampiro come crede il vecchio Kuda? E' solo un malato? L'amore fisico finalmente consumato con la signora Santini lo avrebbe redento se per una beffa del destino la donna non avesse deciso di suicidarsi con lo stesso modus operandi usato da Matin per uccidere le sue vittime, cioè tagliandosi le vene? La necrofilia è congenita nel ragazzo oppure nasce dalle ossessioni della famiglia che si crede maledetta dal vampirismo?
I piani si mescolano e allo spettatore viene lasciata la possibilità di scegliere la risposta che gli è più congeniale.
Il titolo italiano del film è Wampyr e come sempre, quando ci sono grandi rimaneggiamenti nella versione, si può dire che Wampyr non è Martin, la versione italiana è stata curata (?) da Dario Argento che aggiunge brani dei Goblin e per quanto le musiche non siano state scritte appositamente dal film le ho trovate piuttosto intriganti, il guaio è che per posto a loro sono state cancellate le telefonate off fatte alla radio in cui Martin cerca aiuto e ne rimangono solo alcuni spezzoni privi di senso.
La pellicola è stata accorciata di qualche minuto ma soprattutto è stata modificato l'ordine di alcune scene: la versione orginale inizia con l'attacco di Martin alla viaggiatrice solitaria in treno mentre quella italiana comincia con Kuda che va a prendere Martin alla stazione e lo accompagna a casa, il giorno dopo, ultimo giorno libero prima di iniziare il lavoro, Martin sale sul treno in cerca di una preda: suona piuttosto male che un operatore ferroviario saluti amichevolmente il ragazzo che in teoria è appena arrivato nella cittadina di Braddock.
Per chi fosse interessato a tutte le differenze rimando al minuzioso articolo del Davinotti
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