The Scarlet Empress
USA 1934 Columbia
con Marlene Dietrich, John Lodge, Sam Jaffe, Louise Dresser, Edward Von Sloan, Jameson Thomas, Ruthelma Stevens, Maria Sieber
regia di Josef von Sternberg
La principessa prussiana Sofia Federica viene chiesta in moglie dal Granduca Pietro futuro zar di tutte le Russie. A condurre la romantica principessina in Russia è il conte Alexey Razumovsky che le descrive il promesso sposo come un adone, orgoglio della corte e poi tenta di sedurla. Arrivata a corte Caterina si trova di fronte un promesso sposo brutto oltreché pazzo e scopre che il galante Alexey è l'amante della zarina. Quando anche il figlio le viene strappato dalla zarina, a Caterina non resta che l'ambizione e inizia a tessere gli intrighi che la porteranno sul trono dopo aver deposto il marito.
Ispirandosi ai diari di Caterina II, Josef von Sternberg realizza un film delirante dal punto visivo che fu anche di ispirazione per Eisenstein per Ivan il Terribile.
Il regista segue puntigliosamente la trasformazione della giovane e ingenua principessa in una donna cinica, che impara ad usare il proprio fascino per ottenere il potere.
Molto brava Marlene Dietrich nel tratteggiare l'evoluzione della zarina: da fanciulla bamboleggiante (ruolo insolito per l'attrice) a donna sicura di sé dal classico sorriso sghembo e beffardo tipico di Marlene.
Ad interpretare Sofia Federica da piccola c'é Maria Riva, la figlia della diva. La scena è quella classica del racconto anticipatrice del destino: il precettore racconta alla bambina le efferatezze dei grandi sovrani russi e l'immagine si dissolve dal volto della bimba a una serie di immagini di torture, ultima quella di un uomo usato come batacchio di una grande campana di bronzo e le campane torneranno spesso nel film a segnare tutti i momenti salienti:l'arrivo a corte, il matrimonio, la nascita del figlio, la morte di Caterina I.
L'imperatrice Caterina è tra gli ultimi film di una major girato prima che entrasse in vigore il codice Hays e Josef von Sternberg, con innumerevoli allusioni sessuali, ne approfitta per mettere in scena una Russia barbara dominata da sesso e violenza, più che le nudità che oggi risulterebbero molto caste; per i nostri tempi è più sconvolgente vedere l'educazione “sentimentale” di Caterina con la Dietrich che sorride soddisfatta tra le braccia di due cicisbei che ha appena baciato.
Si tratta di un film visivamente eccezionale: la capacità del regista di lavorare con la luce esaltando la bellezza di Marlene, usando il controluce per sottolineare l'ambiguità dei personaggi e creando ombre espressioniste è all'apice e questo si aggiunge la delirante messa in scena sempre di matrice espressionista come le inquietanti sculture che ornano il palazzo reale: la scena del banchetto nuziale si apre sulla scultura di uno scheletro ad anticipare il funesto esito delle nozze di Pietro, le scenografie sono sontuose e debordanti tanto da far perdere di vista gli attori, a volte anche i protagonisti.
Alle scene di massa ( mille comparse accreditate nei titoli di testa) fanno da contrappunto i primi piani o i dettagli dei volti e il regista sa scegliere una gamma volti degni della cinematografia russa contrapposti alla bellezza quanto mai levigata della Dietrich.
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