USA 1974 The Directors Company
con Cybill Shepherd, Barry Brown, Cloris Leachman, Mildred Natwick, Eileen Brennan, Duilio Del Prete, Nicholas Jones, James McMurtry, George Morfogen
regia di Peter Bogdanovich
A Vevey, in Svizzera il ricco americano Frederick Winterbourne conosce, tramite il suo screanzato fratello minore, la bella Daisy Miller, parlando con la zia Mrs. Costello, Frederick viene a sapere che i Miller sono sulla bocca di tutti per la loro mancanza di stile da perfetti parvenu e la più chiacchierata è proprio Daisy, il cui comportamento è ritenuto piuttosto sventato. Quando Frederick ritrova la ragazza a Roma la sua reputazione è sempre più compromessa per le frequentazioni equivoche che la escludono dai salotti del bel mondo. Solo dopo la morte di Daisy per malaria Frederick capirà la vera natura della fanciulla.
Dall'omonimo racconto di Henry James un film di Bogdanovich che ha avuto molta sfortuna, sia critica che commerciale tanto da portare alla chiusura di The Directors Company, la casa di produzione associata alla Paramount formata da Francis Ford Coppola, Peter Bogdanovich e William Friedkin, quest'ultimo da subito contrario al progetto che Bogdanovich aveva scelto per la allora compagna Cybill Shepherd, molto criticata per l'interpretazione della protagonista che fu rivalutata solo in seguito.
Daisy è una ragazza apparentemente frivola che uccide le conversazioni con i suoi lunghi sproloqui ma è davvero, come racconterà Giannelli dopo la sua morte, una donna anticonformista che fa quel che vuole, infischiandosene del giudizio della gente, cosa inconcepibile nella formale e bigotta alta borghesia americana. Tra lei e Frederick scoppia un colpo di fulmine ma i tentennamenti di lui molto più rigido e legato alle convenzioni sociali non fanno che esasperare la caparbietà della ragazza che dopo una sconvenientissima visita notturna al Colosseo si ammala di malaria e muore.
Il film ha un andamento circolare, Frederick e Randolph si ritrovano soli come nel loro primo incontro e il ragazzino insofferente all'Europa che vuole solo tornare in America ha uno sguardo profondamente accusatorio verso l'uomo che non ha compreso niente di sua sorella.
Il dvd presenta sia il commento del regista che una sua introduzione, elementi molto interessanti per la comprensione di un film caduto nel dimenticatoio come dice lo stesso Bogdanovich e con una pessima fama, un po' come la sua protagonista.
La scelta del soggetto è dovuta alla situazione personale del regista anche lui cresciuto tra Europa e Stati Uniti sentendosi straniero in ambo i continenti, un po' come Winterbourne, americano trapiantato in Europa dai tempi del collegio, estremamente formale per cultura e censo, Frederick rimane affascinato dalla prorompente vitalità di Daisy ma non riesce a capire la persona che ha davanti, forse per abissali differenze culturali e infatti decide di tornare in America perché è stato troppo tempo lontano, conclude la sua voce off mentre sosta davanti alla tomba di Daisy.
Bogdanovich aveva chiesto a Orson Welles di dirigere il film riservando per sé stesso il ruolo del protagonista maschile ma Welles rifiuta e gli consiglia di girare lui stesso il film, il ruolo di Winterbourne viene affidato al raffinato Barry Brown che morirà suicida nel 1927.
Gran parte del cast aveva già lavorato con il regista soprattutto nel film che lo ha rivelato, L'ultimo spettacolo.
Forse, come sostiene Bogdanovich il problema del film è di aver percorso troppo i tempi producendo un film in costume estremamente rigoroso dal punto di vista storico ma per nulla calligrafico, più vicino alle produzioni di Visconti (ricordiamo che Bogdanovich viene dalla critica) che alle future produzioni Merchant Ivory che tanto successo hanno avuto negli anni'80/'90; il legame con L'età dell'innocenza per me è sempre stato innegabile.
Commenti