GB 2009
con Michelle Pfeiffer, Kathy Bates, Rupert Friend, Felicity Jones, Frances Tomelty
regia di Stephen Frears
Fred Peloux, annoiato e ricco figlio di una cortigiana, viene indirizzato dalla madre tra le braccia della amica Lea de Lonval, altra cortigiana ancora bellissima che ha deciso di ritirarsi a vita privata e conosce Fred sin dall'infanzia: è stata lei a dargli il nomignolo di Cheri. Tra i due scoppia una passione che dura felicemente per sei anni quando ancora una volta l'intrigante M.me Peloux organizza il matrimonio del figlio con la giovane e ricca figlia di un'altra collega. Benché cosciente che la relazione con il giovane non potesse durare, Leà non riesce a dimenticare l'amante ma dopo un ultimo incontro capisce che la relazione non può continuare.
Dai racconti di Colette Chéri e La fine di Chéri, Stephen Frears trae un film non perfetto, sicuramente debole nel raccontare i tormenti dei due amanti separati ma eccellente dal punto di vista della ricostruzione storica e poiché parliamo del mio periodo storico preferito confesso che il mio occhio era più attento al villino liberty di Lea, agli arredi e gli abiti squisitamente art nouveau.
La perfetta restituzione dello stile racconta anche il coté dell'epoca: son finiti i tempi in cui le demi-mondaine morivano sfinite dalla tisi, questa nuova generazione di cortigiane pensa a buoni investimenti e crea un mondo alto borghese parallelo a quello dell'alta società con cui non può mischiarsi pubblicamente. Una sorta di matriarcato se vogliamo, di cui è vittima Cheri: quello che lo disturba nel ritrovare l'amata è il vederla invecchiata (son stati separati mesi, non anni) o trovare una donna che ricomincia a dirigere la sua vita e a farlo sentire ancora un dodicenne, togliendogli le responsabilità che gli sono finalmente riconosciute dal matrimonio?
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