Italia 1972
con Lelio Luttazzi, Anna Saia, Mario Valdemarin, Annabella Incontrera, Alessandro Sperli, Anny degli Uberti
regia di Lelio Luttazzi
Lo scrittore Decio Martinoli approfitta della visita di un magistrato, Cesare Calò, a cui deve mostrare un terreno in vendita, per organizzare una cena ed esporre il caso dell'altro convitato e la moglie e chiedere consiglio: Lorenzo, medico di fama, da un anno riceve lettere anonime che lo accusano di aver celato l'eutanasia del figlioletto malformato dietro un presunto intervento all'estero. Quello che voleva essere un tentativo d'aiuto si trasforma in una sorta di linciaggio della coppia su cui i partecipanti alla cena riversano le proprie fantasie..
L'unica regia di Lelio Luttazzi nasce dopo l'esperienza di malagiustiza toccatagli nel 1970 quando a causa di un intercettazione il celebre divo della televisione si fa quasi un mese di carcere per spaccio di droga. Il presentatore fu completamente scagionato ma l'esperienza lo segnò profondamente e girò questo piccolo film di circa un'ora per la RAI che però non lo trasmise mai. Il film è stato restaurato e presentato al pubblico nel 2011, a un anno dalla morte dell'artista triestino.
L'illazione è una sorta di kammerspiel ambientato nella campagna romana dove lo scrittore vive con la compagna Paola praticando esplicitamente la coppia aperta, come era di moda in quegli anni. Abitano vicino alla casa di campagna dei Banfield, lui medico di successo lei bellissima e algida, una coppia funestata dalla nascita di un bambino subnormale (sic!) morto durante un intervento all'estero. A Lorenzo Banfield, medico italiano, non si perdona il fatto di essersi rivolto alla medicina straniera e inizia lo stillicidio delle lettere anonime.
Il magistrato a cui Decio pensa di chieder consiglio è un professionista integerrimo e severo le cui posizioni politiche sono sicuramente diverse da quelle degli “intellettualoidi” Decio e Paola con cui il magistrato si scontra da subito.
Quando Paola racconta di aver visto del fumo uscire dalla villa disabitata dei Bonfield, il magistrato, non si schiera dalla parte della coppia, pur conoscendo il loro dramma, ma inizia una serie di domande inquisitorie che scatenano le fantasie degli astanti: sua moglie che si vanta di possedere facoltà medianiche immagina la madre di Lorenzo, descritta scherzosamente da Decio come bellissima e crudele, confidarle una serie di infanticidi per mantenere incontaminata la bellezza di famiglia, Paola, che ha un debole per Lorenzo, immagina che la villa sia il luogo dove il medico porti le sue giovani amanti per sedurle mentre Calò ipotizza l'arresto della bella Monica, autrice materiale dell'omicidio del figlioletto.
Quando Decio si accorge che la situazione sta sfuggendo di mano, decide di fare un sopralluogo alla villa e si scoprirà che nei mesi invernali ci vive il custode, una conclusione ovvia e banale come vuole il rasoio di Occam.
Se il messaggio del film è chiaro, risulta interessante anche lo stile di regia, sicuramente semplice ma in grado di restituire le atmosfere malate delle varie fantasie, con una deriva mistery tipica della produzione televisiva dell'epoca.
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