The Queen of Spades
GB 1949
con Anton Walbrook, Edith Evans, Yvonne Mitchell, Ronald Howard, Mary Jerrold, Anthony Dawson, Pauline Tennant
regia di Thorold Dickinson
Il capitano del genio Herman Suvorin è amico del principe Andrei, ufficiale della guardia e guarda con invidia la facilità con cui i nobili ufficiali si giocano fortuna sul tavolo da gioco. Un giono in un libro di stregoneria, Suvorin trova il racconto di una leggenda che aveva già sentito a voce, di come 60 ani prima la principessa Ranevskaya avesse venduto l'anima al diavolo per ottenere il segreto per vincere al gioco. La principessa è ancora viva e Suvorin decide di sedurne la giovane dama di compagnia per entrare in possesso del segreto. Una sera il capitano riesce ad entrare nellacamera da letto della principessa e la scongiura di rivelargli il suo segreto ma la donna muore di paura. Ricorrendo ancora al libro di stregoneria, Suvorin cerca di scoprire i segreti dei morti e una notte in sogno riceve la visita della contessa che gli rivela come vincere una fortuna al tavolo da gioco, a patto che l'uomo sposi la sua ex dama di compagnia. Lisaveta Ivanovna rifiuta le nozze e Suvorin si reca al circolo degli ufficiali giocando i numeri vincenti ma se le prime due mani si rivelano esatte, nell'ultima perde tutto sbagliando la carta scelta e cadendo definitivamente nella follia.
Dal racconto omonimo di Aleksandr Puškin il regista Thorold Dickinson trae un film molto interessante che per un certo periodo è stato anche considerato perduto. Anche l'attenzione sull'autore che a metà degli anni '50 abbandonò la regia per dedicarsi all'insegnamento universitario di cinematografia, si è risvegliata solo nell'ultimo decennio dopo che Martin Scorsese ha rivalutato la sua figura e ha giudicato La donna di picche “ stunning film is one of the few true classics of supernatural cinema”.
Di certo si vede che il regista è anche uno studioso appassionato e la messa in scena è molto raffinata nei movimenti di macchina e nella composizione delle immagini, vero trionfo di uso di specchi e immagini riflesse con i protagonisti che guardano più spesso il riflesso che la persona con cui stanno parlando a sottolineare la dimensione irreale del racconto, in bilico tra fantasy e follia.
La fotografia usa un bianco e nero fortemente contrastato richiamando per certi versi il cinema espressionista tedesco a cui sarebbe congeniale anche la tram del film, di cui per altri furono girate due versioni mute, la prima nel 1916 è una pellicola russa mentre quella del 1922 è una produzione ungherese; in totale le versioni cinematografiche del film sono sei, compresa questa di Dickinson.
Notevole anche la precisione storica dei costumi: la vecchia contessa veste ancora come una dama del settecento e molti dei suoi abiti posati sui manichini diventano parte della scenografia, Lisaveta Ivanovna veste in perfetto stile impero (il film è ambientato nel 1806) mentre Suvorin porta un cappello bicorno sul modello del suo idolo, Napoleone Bonaparte, un uomo che ha saputo sfidare la sorte e piegare il destino al suo volere, anche Suvorin è spinto dalla medesima ambizione ma diventa una tragica caricatura del suo modello cadendo nella follia.
Andrei, il principe che introduce Suvorin in un mondo fuori la sua portata, è interpretato da Ronald Howard, di cui oggi ricorre il centenario della nascita, il figlio dell'attore Leslie Howard. Il suo è un personaggio corretto e di buon cuore, veramente innamorato di Lisaveta e compassionevole con l'amico impazzito, figura che l'attore incarna con l'eleganza e il portamento che hanno reso celebre il genitore.
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