Italia 1994 Cecchi Gori Group
con Massimo Troisi, Philippe Noiret, Maria Grazia Cucinotta, Linda Moretti, Renato Scarpa, Anna Bonaiuto, Mariano Rigillo
regia di Michael Radford e Massimo Troisi
1952: Pablo Neruda, esiliato dal Cile si trasferisce in Italia, su un'isola del golfo napoletano, lo sfaccendato Mario Ruoppolo si offre come postino ausiliario per consegnare la posta al poeta. Lentamente tra Neruda e il suo postino, si crea un rapporto d'amicizia e quando Mario s'innamora della bella Beatrice Russo è grazie alle parole del poeta che riesce a far innamorare la ragazza e a sposarla. Il giorno del matrimonio arriva la notizia che Neruda può rientrare dall'esilio, Mario coltiva per anni il ricordo della loro amicizia ma quando Neruda torna sull'isola a trovarlo il destino del postino si è tragicamente compiuto.
La fama dell'ultimo film di Massimo Troisi deve molto dell'emozione dell'improvvisa scomparsa dell'artista a pochi giorni dalla fine delle riprese e la prova di Troisi è sicuramente la cosa migliore della pellicola: un testamento che ci lascia con il rimpianto di quel che il comico napoletano avrebbe potuto regalarci in seguito.
Detto questo il film ha un'enfasi stilistica didascalica e calligrafica (diciamo pure pittoresca) che cozzano con il senso del libro e il messaggio stesso del film: il potere della parola che travalica le differenze nazionali e culturali e fa incontrare sul piano fantastico delle metafore un uomo di cultura impegnato politicamente come Neruda e un povero isolano semianalfabeta, troppo sensibile anche per fare il pescatore.
Come se non bastasse il racconto di come Mario perde la vita nella manifestazione comunista è raccontato come flash back virato in sepia, escamotage inutile, anche se probabilmente dettato da buone intenzioni, che toglie forza al film e al dramma di Troisi, temi così delicati che patiscono le eccessive sottolineature.
Anche certi caratteri dei ruoli minori mi sono parsi un po' caricati, in particolare quello del capo ufficio Renato Scarpa, dall'accento incomprensibilmente milanese, che mi è parsa una sottolineatura dialettale per indicare il carattere da "so tutto io" sul comunismo e su Neruda del buon Giorgio Serafini, invece ho trovato molto centrate le prove di Mariano Rigillo e Linda Moretti, la barista donna Rosa preoccupata per la nipote Beatrice, troppo sensibile alle parole di Mario.
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