Nel luglio del 1973 il sedicenne Paul Getty III, erede del ricchissimo magnate J.Paul Getty, viene rapito a Roma da alcuni esponenti della 'ndrangheta allo scopo di chiedere un enorme riscatto al nonno che però si rifiuta di pagare. Inizia una trattativa al ribasso che culmina con il taglio dell'orecchio del ragazzo spedito a un giornale.
Pur essendo stata solo una bambina, ricordo perfettamente il clamore che suscitò il caso Getty e il taglio dell'orecchio del sequestrato ed è stata questa curiosità a spingermi in sala a vedere una pellicola destinata a passare alla storia per ben altri motivi, cioè l'improvviso cambio del protagonista quando il film era già in fase di montaggio per lo scandalo che ha coinvolto Kevin Spacey, licenziato in tronco e sostituito dall'ottuagenario Christopher Plummer.
Il nuovo protagonista rappresenta Getty con un'asciuttezza sicuramente interessante anche se resta da capire se sia dovuta al punto di vista dell'attore o alla fretta di rigirare le riprese e se la nomination agli Oscar di Plummer sia per effettivi meriti o voglia premiare la damnatio memoriae dell'(ora) impresentabile Spacey.
Di certo vedendo la vastità degli ambienti, l'enorme accumulo di oggetti d'arte, la morte davanti al caminetto e sapendo del grande lavoro di trucco su Spacey risulta evidente che il film doveva essere un tributo o quantomeno citare Quarto Potere e il solitario mistero del più ricco uomo del mondo, ma di questo, con l'eliminazione di Spacey non resta più traccia.
Che Tutti i soldi del mondo abbia uno spirito citazionista lo dimostra la scena iniziale che ricorda La Dolce Vita e anche se il rifiuto di pagare il riscatto da parte di J.Paul Getty è un fatto storico, il parente che si ribella alle pretese del rapitore è un tema caro alla cinematografia americana fin dagli anni '50 con Il ricatto più vile interpretato da Glenn Ford, ispirazione per Ransom - Il riscatto girato da Ron Howard nel 1996, protagonista Mel Gibson.
Tutti i soldi del mondo rimane un film inconcludente con momenti interessanti e altri decisamente mediocri: i contadini calabresi malavitosi rappresentati come in un film neorealista anni '40 non sono credibili come rappresentazione dell'Italia anni '70, per quanto arretrata (poi il delirio del ballo mentre Getty junoir brucia il grano.. vabbè sorvoliamo).
Il film si è rivelato inconcludente anche nell'intento moralizzatore perché se il protagonista è stato cacciato sull'onda dello scandalo Weistein, a gennaio è uscita la notizia che la protagonista Michelle Williams è stata pagata circa mille dollari mentre il collega Mark Wahlberg si è portato a casa oltre il milione per rigirare le scene con Plummer, la giustificazione è stata attribuita a questioni contrattuali pregresse, resta comunque la palese ingiustizia della disparità di genere riguardo ai compensi, altro tema caldo di Hollywood che non pare scuotere la coscienza di Scott.
Per concludere degnamente questa fiera dell'ipocrisia non mi stupirei se tra qualche tempo quella vecchia volpe di Ridley ci propinasse la versione del film con Kevin Spacey, un po' come le mille mila versioni che ha realizzato per ricordare ogni anniversario di Blade Runner.
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