GB 1986
con Julian Sands, Gabriel Byrne, Natasha Richardson, Miriam Cyr, Timothy Spall
regia di Ken Russell
Il racconto del famoso soggiorno sul lago di Ginevra del 1816 in cui Lord Byron, Percy Bysshe Shelley, Polidori, Claire Clairmont e Mary Shelley sconfissero la noia de maltempo decidendo di scrivere ognuno la propria storia di fantasmi e da cui nacquero i capolavori della letteratura gotica Frankenstein, o il moderno Prometeo della Shelley e Il Vampiro di Polidori, viene condensato da Ken Russell in un'unica notte delirante dove l'uso di droghe esalta le pose diaboliche di Byron facendo sì che i cinque protagonisti pensino di aver creato una creatura demoniaca che incarna le loro più recondite paure.
Che la storia sia rivisitata lo esplicita l'introduzione e la chiusa: la prima ci mostra i turisti dell'epoca spiare dall'altra parte del lago Villa Diodati, la residenza estiva dello scandaloso Lord Byron ben contento di alimentare le dicerie più scabrose sulla sua condotta. La chiusa mostra i turisti contemporanei in visita alla villa ormai legata alla famigerata vacanza mentre la voce off racconta come le visioni di Mary Shelley si siano realizzate e nel giro di un lustro i tre protagonisti maschili siano morti, così come i figli di Mary e Percy e la figlia di Claire e Lord Byron.
La parte iniziale del film è piuttosto “quieta” data le note caratteristiche del regista: colpisce la fedeltà storica ma le corse di Shelley, i comportamenti espliciti di Claire prendono subito le distanze dalle posate miniserie in costume della BBC molto apprezzate ultimamente: Ken Russell chiarisce immediatamente che i protagonisti non sono i pomposi personaggi che siamo abituati a studiare ma dei ventenni che hanno scelto di vivere in un modo molto anticonformista rispetto al loro tempo e forse cinque ventenni annoiati dal maltempo, oggigiorno passerebbero il tempo tra canne e film dell'orrore mentre due secoli fa lo svago era la nascente letteratura gotica e il laudano.
Il film è un crescendo di deliri visionari e barocchi che culmina nell'apparizione di Claire, nuda e coperta di fango con un topo morto in bocca. La mano del regista non è felice come nel decennio precedente, cedendo a un gusto troppo carico e teatrale ma il talento nella composizione dell'immagine è innegabile e la rilettura delle suggestioni che portano Mary Shelley alla creazione del celeberrimo romanzo sono interessanti.
Buono il cast: Gabriel Byrne non regala a Lord Byron più che la presenza scenica, mentre Julian Sands, sex symbol dell'epoca, riveste Percey Shelley di sentito entusiasmo; Natasha Richardson, al primo ruolo da protagonista, gestisce bene la figura di Mary e il suo altalenare tra raziocinio e psicosi da droga. Miriam Cyr, attrice scomparsa dagli schermi, disegna una Claire disinibita e praticamente folle, canale delle energie arcane che alimentano la notte delirante; Timothy Spall è decisamente grandioso nel tratteggiare un Polidori succube di Byron, vittima delle paure e dei sensi di colpa che sublima nel sangue, elemento vivificante del suo romanzo il cui protagonista, Lord Ruthven, è il prototipo del vampiro moderno.
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