USA 1958 MGM
con Leslie Caron, Louis Jourdan, Maurice Chevalier, Hermione Gingold, Isabel Jeans, Eva Gabor, Jacques Bergerac, John Abbott
regia di Vincente Minnelli
Parigi, 1900: Gaston Lachaille, rampollo di un ricchissimo industriale, vive annoiato il bel mondo tra mantenute, scandali e feste da Chez Maxime, l'unico luogo dove si sente a suo agio è a casa di Mamita Alvarez, una vecchia cocotte che vive con la figlia cantante d'opera e la giovanissima nipote Gigi. Forse è proprio la freschezza e l'innocenza di Gigi a distrarre Gaston dalla noia del bel mondo almeno fino a quando non si accorge che che la fanciulla è ormai cresciuta..
Un classico dei musical MGM, vincitore di nove Oscar che l'ha reso il film più premiato fino al 1987 quando è stato spodestato da L'ultimo imperatore di Bertolucci.
La pellicola è tratta dall'omonimo racconto di Colette con la sola variazione di eliminare la madre di Gigi trasformata in una svagata cantante di cui giungono i gorgheggi dalla stanza accanto a favore del personaggio del tutto inventato di Honoré Lachaille, lo zio di Gaston, vecchio viveur che in gioventù ha avuto una grande passione per la nonna di Gigi.
Interpretato dal sempre perfetto Maurice Chevalier, il personaggio sdoppia la figura di Gaston che nel romanzo è un uomo di mezz'età che finisce per sposare un'adolescente e soprattutto ha il compito di introdurre la vicenda quindi mettere una distanza ulteriore tra l'America perbenista degli anni '50 e la disinvolta Belle Époque parigina d'inizio secolo eppure, oggi, rivedendo dopo tantissimi anni la pellicola che è stata un classico della mia infanzia, ho provato un lieve disgusto nel sentire un vecchio cantare Thank Heaven for Little Girls: prevedo tempi duri nel distinguere la sacrosanta lotta per i diritti e la leggerezza e/o la contestualizzazione storica di un film se pare che anche un classico come Via col Vento subisca attualmente censure per non urtare le sensibilità afroamericane!
Dove il film conferma tutta la sua grandezza è nella scenografia e nei costumi, settori sotto il controllo di Cecil Beaton che riesce a ricostruire perfettamente le atmosfere dell'epoca: l'appartamento di Honoré è una perfetta sintesi dell'art nouveau, le scene a Trouville sembrano uscite da un quadro impressionista come i meravigliosi abiti femminili.
Un musical un po' anomalo cantato sì ma ben poco coreografato e il momento più bello è la dolcemente melanconica rievocazione dell'amore passato tra Honoré e M.me Alvarez che cantano I Remember It Well nella struggente luce rosata di un tramonto a Trouville.
Altra peculiarità insolita per un film di una major americana è di avere un tris di protagonisti esclusivamente francesi e se Chevalier e Jourdan conservano tutto il fascino dell'accento parigino, l'adorabile Leslie Caron risulta già troppo “anglicizzata” dalle precedenti esperienze ma fresca e vivace come il suo personaggio, le si perdona tutto.
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