La tredicenne Luna è innamorata del compagno di classe Giuseppe, anche se la madre non vuole che lo frequenti perché figlio di mafiosi. Quando il ragazzino viene rapito per ricattare il padre che si è pentito, Luna è l'unica che cerca di scuotere il paese dall'indifferenza omertosa..
Ho recuperato Sicilian Ghost Story al cineforum di Alessandria, dove la proiezione è stata preceduta da un collegamento telefonico a Luca Bigazzi, direttore della fotografia del film fortemente risentito per le molte critiche tutte italiane alla pellicola che invece è molto apprezzato all'estero.
Non si può che essere d'accordo con il maestro della fotografia perché il film ha una forte valenza sociale nel rievocare la tragica vicenda di Giuseppe di Matteo, vittima di mafia segregato per oltre due anni e poi strangolato e sciolto nell'acido a soli quindici anni.
Non basta certo il senso civile per dare valore a una pellicola ma in questo caso il film è davvero ben fatto e il lavoro di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è molto interessante perché cerca una nuova via per raccontare la tragedia malavitosa. Una strada per certi versi simile a un altro piccolo film (per budget e distribuzione) in cui spicca la fotografia di Luca Bigazzi, L'intervallo, un'altra storia di due adolescenti costretti a una convivenza forzata dai camorristi che ha dei passaggi che sconfinano nella fiaba.
Di fiaba gotica si parla espressamente per Sicilian Ghost Story, del resto anche il titolo richiama il genere ma anche se tornano diversi elementi favolistici classici ad esempio il montgomery rosso di Luna che fa di lei una sorta di Cappuccetto Rosso, ho avuto l'impressione che il mondo a cui fa riferimento il film non è il gotico inglese ma i rimandi sono alla cultura classica della Magna Grecia: molti degli animali mostrati sono degli psicopompi, traghettatori di anime, in grado di mettere in contatto il mondo reale con l'aldilà e su questo continuo contatto tra i due mondi è giocato tutto il film: l'io interiore estremamente creativo di Luna cerca strenuamente di entrare in contatto con l'amore perduto.
Questa insistita ricerca di un contatto con il mondo dei fantasmi mi ha fatto pensare a un altro film, sempre presentato a Cannes 2017: Personal Shopper dove Maureen tenta disperatamente di comunicare con il gemello morto per restare in contatto con una parte di sé che rischia di perdersi in un paese straniero, in un'attività fittizia e un mondo di comunicazioni virtuali. Allo stesso modo Luna si aggrappa all'amore per Giuseppe per non farsi derubare della capacità di amare dall'atteggiamento omertoso della società che la circonda: non sono più i fantasmi a reclamare l'attenzione degli uomini ma sono i vivi a cercare di colmare il vuoto interiore attraverso i morti.
Definirei Sicilian Ghost Story un film intriso di cultura classica e umanista, quasi esoterico: l'acqua, elemento dominante di tutta la pellicola non rimanda solo al tragico destino di Giuseppe di Matteo che il film oserà esplicitare con una sequenza veramente toccante, ma diventa strumento alchemico di trasformazione per un corpo distrutto che rivive negli elementi naturali: come nella mitologia la pietà degli dei trasforma in piante o animali tanti sfortunati amanti della mitologia.
Un O.T su questa bella recensione è un vero oltraggio, ti chiedo perdono. Trattato peggio di un delinquente perché voglio continuare a usare il mio pseudonimo e non voglio fornire i miei documenti. Volevo solo comunicarti questo cara Ava, che sono vivo nella realtà ma ucciso nella rete. Ciao per il momento. passim
Scritto da: j. Claudio | 10 novembre 2017 a 17:21
scrivigli pierpassim passim, secondo me la bevono ;)
cmq ti si aspetta fiduciosi, a presto :)
vabbè io che non posso rispondere a un commento se non metto le mie crdenziali sul MIO blog?!?!
Scritto da: ava | 12 novembre 2017 a 20:00