USA 1928 MGM
con Buster Keaton, Marceline Day, Harold Goodwin, Sidney Bracy, Harry Gribbon
regia di Edward Sedgwick, Buster Keaton (non accreditato)
Buster, fotografo di ritratti a poco prezzo s'innamora a prima vista di Sally, impiegata al reparto notizie della MGM. Nel tentativo di conquistarla, si ricicla come cameraman ma i primi filmati che propone alla redazione sono inguardabili. Per aiutarlo Sally gli passa una soffiata su una probabile rissa a Chinatown ma Buster perde il rullo delle immagini in esclusiva. Sarà un a scimmia addomesticata a recuperare il documento e a filmare anche l'eroico salvataggio di Sally da parte di Buster, impresa di cui si era preso il merito Stagg, suo rivale in amore e sul lavoro.
Secondo evento della ottava edizione del Gran Festival del Cinema Muto, dedicato quest'anno alla commedia slapstick, The cameraman è il primo lungometraggio di Keaton prodotto dalla MGM e il penultimo film muto interpretato dal comico. Il film è conosciuto in Italia anche con il titolo Io... e la scimmia secondo la tendenza di rititolare in italiano diversi film di Keaton con l'espressione “Io... e“, suppongo per renderli immediatamente riconoscibili come film di Buster Keaton.
La pellicola è forse l'ultimo capolavoro di Buster Keaton che, passato sotto il controllo della MGM perse sempre più la propria indipendenza creativa, peggiorata anche dal passaggio al sonoro.
Nel film possiamo ritrovare tutti i temi cari alla teoretica keatoniana: l'impossibilità di vivere nel mondo per cui Keaton viene sempre sopraffatto dalla folla, sia nella sequenza iniziale quando incontra Sally, sia nella scena sull'autobus quando la folla lo divide dalla donna che sta corteggiando.
Altra situazione classica di Keaton è la protagonista femminile posta in una situazione di oggettivo pericolo, in questo caso al centro delle onde di un motoscafo rimasto senza guida.
C'è anche tutta la prestanza fisica dell'attore: la sequenza in cui scende o sale le scale per andare a rispondere al telefono è girata in un unico piano sequenza con la macchina da presa che riprende frontalmente le molte rampe di scale mosse da un meccanismo ascendente/discendente per mantenere sempre in quadro il comico che si scapicolla.
Altrettanto celebre è la sequenza al campo di baseball dove le eccellenti doti di mimo permettono al grande comico di improvvisare un'intera partita tutto da solo.
Come tema portante del film torna il rapporto cinema realtà, già affrontato ne La Palla n°13: la prima proiezione delle riprese incoerenti dell'apprendista cameraman fatte di movimenti indietro e sovrimpressioni sembrano anticipare L'uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov che uscirà nel 1929; anche il rapporto sempre conflittuale con gli oggetti di Keaton rende la telecamera un oggetto che gode quasi di vita propria a discapito del povero cameraman.
Dopo questa sorta di tributo alle avanguardie cinematografiche, Keaton conclude facendo risolvere la sua situazione sentimentale e lavorativa dalle riprese di una scimmia che testimoniano come si sono svolti i fatti: il cinema lo possono fare davvero tutti?
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