Francia 2016
regia di Jean-François Laguionie
Louise un'anziana signora che dall'infanzia trascorre le estati in Normandia, perde l'ultimo treno della stagione per tornare in città e si trova costretta a sopravvivere nella cittadina di villeggiatura dove non è rimasto più nessuno..
Uno spettro s'aggira per il mondo occidentale, anzi due, quelli della vecchiezza e della morte, ossessivamente negati e che invece sono il tema principale del delicato lavoro dell'animatore francese Jean-François Laguionie.
Non importa tanto se Louise davvero sopravvive un anno in un paesino incredibilmente deserto e senza che nessuno dei suoi cari la venga a cercare o se a restare nei luoghi che più ha amato è (come penso io) il fantasma della donna che solo alla fine della pellicola troverà la forza di allontanarsi con il suo nuovo fedele amico, il cane parlante Pepe, incontrato in questo anno di solitudine.
La vecchiezza (parole che -dice Louise nei suoi soliloqui- non si trova neppure nel dizionario) è sinonimo di solitudine, di ripensamenti svagati alla propria esistenza che riaffiorano improvvisi: se i suoi famigliari non si ricordano di lei, neppure Louise ricorda la sua vita i moglie o madre di cui non sapremo mai nulla, emergono i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, quelli formativi del carattere e se ora Louise è una signora posata da ragazza è stata una ragazza “crudele” che attirava i ragazzini con la promessa di un bacio nel luogo in cui pendeva il cadavere di paracadutista della seconda guerra mondiale per terrorizzarli a morte.
Tutto il film ruota serenamente attorno all'idea della morte: l'unico terreno adatto alla coltivazione delle verdure è quello del vecchio cimitero; Tom, il paracadutista in decomposizione, è uno dei pochi ad avere un dialogo con Louise, oltre al cane Pepe.
Il silenzio è un altro protagonista del film, a parte qualche raro scambio di battuta sentiamo solo la voce off dei pensieri di Louise, persa nella sua solitudine. In italiano il doppiaggio è stato affidato a Piera degli Esposti che l'ha interpretato in maniera molto teatrale, sottolineando il senso di sottile surrealtà della pellicola.
Le stagioni di Louise si contraddistingue per la colorazione tenue del disegno e la raffinatezza delle citazioni pittoriche, in primis il paesaggista francese Jean-Francis Auburtin.
Commenti