USA 1937 Columbia
con Ronald Colman, Thomas Mitchell, Edward Everett Horton, Jane Wyatt, Sam Jaffe, John Howard, Margo, Henry Byron Warner, Isabel Jewell
regia di Frank Capra
1935: gli occidentali fuggono dalla Cina in guerra con il Giappone; a Baskul le operazioni sono dirette da Robert Conway, diplomatico, militare e letterato che alla fine s'imbarca su un aereo con il fratello e altre tre persone. Il veivolo però non si dirige verso Shanghai ma punta verso il Tibet e conduce i passeggeri nella misteriosa città di Shangri-La dove regna la serenità e le persone vivono centinaia di anni. Tutti trovano una ragione di vita nella pace della vallata tibetana, tranne George il fratello di Robert, e il diplomatico, anche se di malavoglia, decide di accompagnarlo nel ritorno alla civiltà perché sa che Maria, l'amante di George che ha organizzato la fuga, non sopravviverà ai rigori della montagna accusando la sua vera età. Quando vede Maria invecchiata George impazzisce e finisce in un crepaccio, Robert è l'unico a sopravvivere al tremendo viaggio e farà di tutto per tornare a Shangri-La.
Orizzonte Perduto è un capitolo a parte della produzione di Frank Capra che, ispirato dal romanzo omonimo di James Hilton, realizza una storia fantastica dove i classici “buoni sentimenti” delle sue commedie si concretizzano in una filosofia che mescola principi cristiani e buddisti. Il senso avventuroso ed epico della vicenda alimenta la vena pessimista, insolita per Capra, che esalta l'utopica vita condotta a Shangri-La esplicitamente in contrasto con lo stile di vita americano fortemente competitivo.
Oltre l'apologo filosofico forse un po' ingenuo e certamente verboso, resta la grandiosità cinematografica del film con cui la Columbia voleva fare il salto di qualità per diventare una grande casa di produzione appoggiando il progetto immaginifico del regista che, pur girando tutto il film negli studios, utilizzò un immenso capannone frigorifero dove girare le scene tra le tempeste di nevi e le valanghe con ottimi risultati, seppur costosissmi.
Il film vinse due Oscar, uno per il montaggio e uno meritatissimo per le scenografie: pur cercando di inventare un mondo fantastico, il lavoro di Stephen Goosson diventa un manifesto del tardò deco americano anni trenta, opulento ed elegante.
Orizzonte perduto rappresenta anche un importante tassello nel restauro cinematografico: la pellicola era già seriamente compromessa negli anni '60, quando l'American Film Institute decide di restaurare il film nel 1973, viene ritrovata l'intera colonna sonora mentre mancavano sette minuti d'immagini dovuti ai vari tagli; si sopperì con l'uso di immagini fisse per le brevissime parti mancanti. Un'escamotage molto interessante che rende ancora più peculiare un film la cui trama e realizzazione sono già piuttosto insoliti.
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