USA 1966
con Jack Nicholson, Millie Perkins, Cameron Mitchell, Harry Dean Stanton, Rupert Crosse
regia di Monte Hellman
Mentre sono diretti a Waco, tre cowboy accettano l'ospitalità di cinque individui che si spacciano per cacciatori di conigli. Pur avendo capito che si tratta di banditi, i mandriani si fermano a dormire nei pressi della loro baita. La mattina dopo lo sceriffo e i suoi vigilantes attaccano i fuorilegge e i cowboy sono costretti a fuggire per non finire impiccati. Uno muore nel tentativo di fuga mentre gli altri due si nascondono in un ranch isolato già perlustrato dai vigilantes, ma uno di questi fa ritorno perché invaghito della figlia del fattore e scopre che i ricercati si sono rifugiati in casa. I cowboy tentano la fuga ma uno viene ferito e si sacrifica per permettere al compagno di sfuggire all'inseguimento.
Girato in contemporanea con La sparatoria, da Monte Hellman, regista uscito dalla factory di Roger Corman, Le colline blu è stato scritto da Jack Nicholson, che interpreta Wes, il più giovane dei tre cowboy e l'unico che sfugge alla morte.
I due film di Hellman appartengono al filone di riscrittura del genere western, il 1966 è anche l'anno del primo grande successo degli spaghetti western con Il buono, il brutto, il cattivo. Il lavoro di Hellman fu invece un flop con grosse difficoltà distributive e rivalutato solo in seguito dalla critica.
Un racconto disincantato dove non esiste innocenza e neppure colpa ma solo l'accanimento del destino: se Wes, Otis e Vern se ne fossero andati un poco prima o se avessero rifiutato l'ospitalità dei lochi individui non sarebbe successo nulla.. forse perché il destino ineluttabile si anticipa nell'incontro con l'impiccato appena prima di incappare nella baracca dei fuorilegge.
Se, come ne La sparatoria, il tema è sempre quello della caccia e dell'inseguimento, Le colline blu presenta una specularità tra le due parti: l'incontro con una casa dove trovare ospitalità viene ripresentata quasi con le stesse inquadrature ma con significati diversi: all'inizio del film si rivela una trappola occupata da banditi, la seconda volta è un vero rifugio abitata da una famiglia. Nel primo caso i viandanti accettano con superficialità l'accoglienza che gli si ritorce contro, nel secondo sono costretti a pretendere un rifugio per sfuggire alla morte. Differenze apparentemente minime che si rivelano pericolosissime e costano la vita a due dei tre protagonisti calati in un mondo dove un semplice capriccio del destino decide le sorti dell'uomo; così anche Wes, che sogna di avere una piccola fattoria dove fermarsi, non trova nessuna comprensione in Abigail a cui confida i suoi desideri e l'impossibilità di contatto umano è sottolineata anche dalla composizione della ripresa, con i tronchi della stalla che dividono inesorabilmente i due.
Film minimalista con dialoghi ridotti all'osso, dove l'asperità del paesaggio rappresenta la difficoltà di vivere in un mondo così selvaggio rappresentato in maniera cruda, senza nessuna concessione alla retorica del western classico o alla mitologia dello spaghetti western.
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