con Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb, Serge Reggiani
regia di Damiano Damiani
Il giorno in cui viene ucciso l'imprenditore edile Salvatore Colasberna, scompare nel nulla anche il marito di Rosa Nicolosi che dopo qualche giorno va a fare la denuncia di scomparsa presso i carabinieri. La casa dei Nicolosi è vicina al luogo dell'agguato e per il capitano Bellodi non è difficile intuire che Nicolosi è stato ucciso perché ha assistito all'omicidio, oltretutto iniziano a girare brutte voci sulla reputazione di Rosa per giustificare la scomparsa del marito come vittima o assassino di uno degli amanti della moglie. Bellodi riuscirà a far incarcerare l'esecutore del delitto e i mandanti che presto torneranno in libertà mentre il capitano verrà trasferito.
Dall'omonimo romanzo di Sciascia uno dei primi film di denuncia, asciutto e amaro come gli spaghetti western da cui arrivano il regista e i protagonisti, Franco Nero e Claudia Cardinale.
Una bella tensione che regge ancora dopo tutti questi anni ed esplode nella delusione del ritrovamento del corpo di Parrinieddu, il confidente della polizia al posto di quello di Nicolosi: il caso non è risolto ma definitivamente insabbiato dalla connivenza tra mafia e potere, paradossalmente a sentire la mancanza dell'avversario degno di rispetto sarà solo Don Mariano Arena che ha sempre ritenuto Bellodi un uomo nella famosa distinzione tra uomini, mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quaquarqua.
Un intrigo che si svolge sotto gli occhi di tutti e il “campo di battaglia” tra i due schieramenti opposti e la piazza che divide la caserma e il terrazzo della casa di Don Mariano, una disposizione che sembra riprendere in chiave ben più drammatica la divisione tra chiesa e sede PCI dei film della serie di Don Camillo, mentre il passaggio delle riprese attraverso il binocolo segna il definitivo passaggio di potere:prima era Bellodi che osservava Don Mariano e i suoi, nel finale sono i malavitosi che osservano il nuovo capitano rendendosi conto che è innocuo.
Ottimamente interpretato, il film è anche magistralmente diretto da Damiani, che passa dall'agguato iniziale in puro stile western a notevoli composizioni di profondità di campo, dentro la casa di Rosa o dentro il commissariato, quando Bellodi decide la falsa scarcerazione di Zecchinetta.
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