USA 1957 Paramount Pictures
con Fred Astaire, Audrey Hepburn, Michel Auclair, Kay Thompson
regia di Stanley Donen
Maggie Prescott, direttrice della rivista di moda Quality, in cerca di spunti innovativi per la rivista, si lascia convincere dal fotografo Dick Avery a lanciare come nuovo volto del giornale Jo Stockton, goffa commessa di una libreria del Village dove avevano ambientato un servizio di moda. La ragazza, che non ha nessun interesse nel mondo della moda, accetta l'offerta solo per poter andare a Parigi e conoscere il filosofo Emile Flostre; l'incontro con il professore dell'empatismo, che si rivela essere giovane e aitante, mette in crisi il nascente amore tra Dick e Jo..
Cenerentola a Parigi non è certo uno dei migliori musical di Stanley Donen: la parodia del mondo intellettuale parigino è piuttosto banale e rischia solo di appesantire una pellicola che non brilla neppure per la qualità dei numeri musicali.
Quello che funziona molto bene è il lato fashion del film: i titoli di testa hanno la supervisione di Richard Avedon, figura a cui si ispira anche Fred Astaire per portare in scena il fotografo Dick Avery. Nei titoli di testa scorrono alcune delle foto di moda più famose di Avedon, e nel cast sono presenti le “top model” dell'epoca, Suzy Parker e Dovima, quest'ultima impegnata in una divertente parodia delle modelle stupide con il personaggio di Marion.
Il film è così alla moda che compare anche la vettura Isetta, l'innovativa minicar che si apriva anteriormente.
Stanley Donen, il regista che per primo ha portato il musical fuori dai teatri di posa, con Un giorno a New York, si adegua al gusto di usare il musical come mezzo per raccontare le città più belle del mondo, questa volta è Parigi a far da sfondo a numeri puramente illustrativi della città come Bonjour, Paris! mentre nel precedente lavoro con Fred Astaire, Sua Altezza si sposa, sfondo della pellicola era stata Londra e il matrimonio di Elisabetta II.
Come sempre ineccepibili i due protagonisti nonostante la grande differenza d'età che a volte rischia di rendere poco credibile la storia d'amore.
Audrey Hepburn canta senza esser doppiata, Fred Astaire ritrova un ruolo che aveva già portato sulle scene nel 1927 insieme alla sorella Adele: dell'omonimo musical di Gershwin, però, Funny face prende solo il titolo e quattro canzoni di Gershwin mentre il plot s'ispira al musical Wedding Bells di Leonard Gershe.
Commenti