con Charles Boyer, Claudette Colbert, Basil Rathbone, Anita Louise
regia di Anatole Litvak
Il Principe Mikail Alexandrovitch Ouratieff e la moglie, la Granduchessa Tatiana Petrovna Romanova, sfuggiti alla repressione bolscevica, vivono a Parigi da perfetti squattrinati pur essendo depositari di quatto miliardi di franchi che sono stati affidati dallo Zar al principe. Per non cadere nella tentazione di spenderli i due si riciclano come maggiordomo e cameriera a casa di un banchiere. Qui serviranno a una cena diplomatica dove incontreranno il Commissario Dimitri Gorotchenko che li aveva torturati ai tempi della Rivoluzione ma per il bene della Russia affideranno a lui i denari dello Zar, perché non vengano svenduti i pozzi petroliferi russi.
Versione cinematografica di una commedia teatrale di successo del 1933 firmata da Jacques Deval, Tovarich si avvale della perfetta recitazione brillante di Claudette Colbert e Charles Boyer.
Il regista Anatole Litvak, non è uno dei grandi della commedia brillante americana ma da ottimo artigiano sa portare a casa il risultato, per altro Litvak ha origini russe, espatriato proprio per dissenso politico e il suo film più celebre riguarda nuovamente i Romanov: Anastasia.
Quello che è interessante è proprio la lettura politica estremamente equilibrata: i due nobili non hanno problemi ad essere dei provetti servitori perché in realtà anche nella loro dorata vita precedente erano i servitori personali dello zar e della zarina. Quando i Dupont scoprono di avere al loro servizio due nobili di alto lignaggio non possono fare a meno di dimostrare loro il rispetto che certo non riservano alla servitù normale perché il fascino della grande nobiltà è sempre irresistibile, soprattutto sui parvenu.
Sconvolge, visto da qui, dove a oltre 70 anni dal 25 aprile, stiamo ancora a litigarci la festa nazionale, che vent'anni dopo la rivoluzione d'ottobre il messaggio sia pacificatorio con il denaro dato all'aguzzino per il bene superiore della Russia, sarà anche un finale molto edulcorato ma ripeto, il confronto con il nostro presente avvelenato viene naturale e non a favore di quest'ultimo.
Sempre uguale invece la percezione del banchiere: essendo banchiere, dice Madame Dupont a Mikail, il marito non sa far di conto quindi dovrà essere il maggiordomo ad occuparsi della contabilità casalinga. La granduchessa ritiene i banchieri i veri responsabili della rivoluzione bolscevica e nella cena finale quattro o cinque banchieri di diversa nazionalità si spartiscono le ricchezze del mondo, quindi sereni: anche ottant'anni fa il vero nemico era già il complotto dei plutocrati.
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