con Martine Carol, Peter Ustinov, Anton Walbrook, Ivan Desny, Oskar Werner
regia di Max Ophüls
Lola Montes, ballerina e cortigiana che ha avuto per amanti artisti e sovrani, conclude la sua esistenza esibendosi in un circo americano dove mette in scena i momenti più scabrosi della sua esistenza e si lascia baciare le mani per un dollaro.
L'ultimo film di Max Ophüls è anche l'unico a colori nella carriera del regista purtroppo fu un flop al botteghino e venne rivalutato solo in un secondo tempo.
Se la tematica della mercificazione del desiderio è sempre stata presente nella teoretica dell'autore, in quest'ultimo lavoro il regista ne esaspera la valenza anticipando quello che il futuro televisivo avrebbe riservato: il mito alla portata di tutti, anche il villico americano può baciare la mano che ha portato un monarca ad abdicare e senza rinunciare a nulla, pagando solo un dollaro.
D'altro canto la fiumana di gente in fila rappresenta anche la massificazione del desiderio: bisogna andare a toccare quella donna, ideale di bellezza, anche se ormai è minata dalla stanchezza e dalla malattia.
Il cinema di Ophüls è sempre stato caratterizzato da un gusto barocco e raffinato, la ricchezza delle scenografie e gli azzardi dei movimenti di macchina, elementi presenti anche in Lola Montès, soprattutto nei flash back che rievocano il passato glorioso della donna. In Lola Montès però, mette in scena anche il making of: svela quello che c'è dietro la costruzione di un mito, caratteristica del circo è proprio quella di allestire il sogno davanti agli occhi dello spettatore con i cambi di scena in diretta ma anche l'incontro tra il sovrano e la ballerina nel passaggio riservato sopra le quinte del teatro allude ai retroscena che servono alla costruzione di un personaggio di grido.
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