I fratelli Massimo e Fabrizio Miele e la sorellina tredicenne Chiara vivono a Napoli da sei anni, da quando la madre è fuggita all'estero lasciando decine di famiglie sul lastrico, compresi i figli che tentano di sbarcare il lunario con l'incubo che gli venga tolta la sorella.
Presi dalla disperazione decidono di rapinare l'albanese per cui lavora come manovale Fabrizio che non viene pagato da mesi. Nella loro goffaggine, i due fratelli scoprono, involontariamente, un traffico di passaporti sequestrati agli extracomunitari e diventano delle star del web: decidono quindi di diventare I Demolitori facendosi pagare per smerdare furbetti e furbastri di ogni risma..
Esilarante opera prima di Vincenzo Alfieri, anche protagonista del film assieme al divo televisivo del momento Lino Guanciale, I peggiori rientra nel filone di commedie che definirò spaghetti comics, quello che strizza l'occhio ai blockbuster americani rivisitati nella povertà di mezzi e di situazioni tipicamente italiane, le punte di diamante del genere sono ovviamente Smetto Quando Voglio e Lo chiamavano Jeeg Robot ma trovo che I Peggiori non sia esattamente (solo) un emulo dei film sopra citati, a differenziarlo c'è sicuramente la dimensione del buddy movie, la strana coppia formata da due caratteri agli antipodi: il posato Fabrizio e il superficiale Massimo che debbono prendersi cura della piccola di famiglia, la scafatissima Chiara che, a differenza dei fratelli, non ha avuto problemi ad integrarsi nella realtà napoletana e parla in dialetto, mentre i fratelli maggiori rimpiangono la precedente lussuosa vita romana a cui hanno dovuto rinunciare per lo scandalo provocato dalla fuga della madre.
La similitudine maggiore con Smetto quando voglio sta nel denunciare la profonda crisi economica che spinge a dover ricorrere al malaffare per sopravvivere, ma i due fratelli sono sicuramente più sfigati della banda dei ricercatori e tutto quello che gli capita dopo il furto all'albanese è dovuto al caso. C'era il rischio che il film cavalcasse i malumori del paese invece la pellicola mette all'erta, seppur con grande leggerezza e nel suo modo tipicamente sgangherato, dalle derive di emulazione del web.
Il merito più grande del film resta la prova recitativa degli attori perfetti nell'adeguarsi ai personaggi sopra le righe e bidimensionali, tipicamente da fumetto soprattutto il personaggio di Eva Perrot forse il primo caso italiano di cattiva, anzi cattivissima, al femminile ottimamente interpretata da Antonella Attili.
Sorprendente la prova di Biagio Izzo che, messe da parte le vesti comiche, si cimenta nel ruolo del commissario con una faccia stropicciata e malinconica, degna di un polar francese.
Commenti