USA 1959 Columbia
con James Stewart, Lee Remick, Ben Gazzara, Arthur O'Connell, George C. Scott, Eve Arden
regia di Otto Preminger
Dopo aver perso il posto come procuratore, l'avvocato Paul Biegler vivacchia con piccoli casi, dedicandosi soprattutto alla pesca, fino a quando viene contattato da Laura Manion che gli propone la difesa del marito, un soldato che ha ucciso l'uomo che l'ha violentata.
Biegler dopo qualche perplessità accetta il caso con l'aiuto del fedele amico, l'ex giudice Parnell per per l'occasione smette anche di bere..
Anatomia di un omicidio è considerato uno dei migliori legal drama della storia del cinema insieme a La parola ai giurati di Sidney Lumet del 1957.
Se La parola ai giurati esalta i valori della giurisprudenza, per cui il giurato riesce a far cambiare idea ai colleghi e a far scagionare un innocente, due anni dopo Preminger mette in campo l'indagine sull'ambiguità umana che contraddistingue la sua poetica e mette in scena esattamente il contrario del film di Lumet, mostrando tutti i trucchi disponibili per falsare una verità giuridica.
Biegler è una vecchia volpe del foro, per anni è stato procuratore della pubblica accusa, non è chiaro perché abbia perso il posto, presumibilmente per manovre politiche, di certo è un uomo amareggiato e deluso dalla Legge quindi vede nel processo Manion un occasione di rivalsa e consiglia da subito il tenente Manion e la sua vivace mogliettina sul comportamento più conveniente da tenere: lui deve riuscire a farsi riconoscere un'infermità mentale temporanea, lei deve essere irreprensibile.
La verità che Biegler porterà a galla getta una luce diversa sui fatti e questo basta a far scagionare Manion ma non svela la verità: del resto Manion è reo confesso e scoprire se un omicidio nasce da un impulso o è premeditato è impresa davvero assai ardua.
Tanto La parola ai giurati è stringato e si svolge quasi tutto nella stanza dove sono riuniti i giurati, tanto è arioso e complesso il film di Preminger che dura quasi tre ore che pure volano in un baleno, con una netta cesura tra una prima parte in cui si raccolgono le prove e la seconda che si svolge quasi tutta dentro l'aula del tribunale.
Ispirato a un romanzo scritto da un avvocato che era riuscito a far scagionare nella realtà il marito omicida, il film di Preminger presenta alcuni esterni dei luoghi della vicenda reale, una zona del Michigan sui Grandi Laghi.
Ottimo il cast: James Stewart offre una sfumatura più mellifua e misteriosa del suo “solito” personaggio posato con la passione per il jazz, tanto che a un certo punto duetta anche con Duke Ellington, autore della colonna sonora.
Parnell e la segretaria Maida Rutledge rappresentano il tocco umoristico e caustico della vicenda e sono interpretati dagli ottimi caratteristi Arthur O'Connell e Eve Arden.
Ben Gazzara, il tenente Manion, è il classico giovanotto insofferente anni '50; Lee Remick interpreta ottimamente Laura Manion, provocatrice conscia del potere che la sua bellezza ha sugli uomini.
Avrebbe potuto essere rappresentata come quella "che se l'è andata a cercare” eppure la pellicola, pur appartenendo a un periodo puritano come quello della fine degli anni '50, non è per nulla sessista in questo ambito. Ciò non toglie che il film ebbe molti problemi con la censura visto che una parte del dibattito in aula ruota attorno alle mutandine della donna e lo scandalo fu non tanto mostrarle quanto definirle “mutandine”. Il cinico procuratore interpretato da George C. Scott qui a uno dei suoi primi lavori significativi, liquida la questione dicendo che lui conosce solo il termine francese che è ancora più equivoco (penso che alluda alle culottes).
Ultima ciliegina di questo capolavoro: i titoli di testa di Saul Bass.
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