Mia, aspirante attrice che si mantiene lavorando in una caffetteria all'interno degli Studios, inizia ad incontrare, all'inizio in maniera poco piacevole, Sebastian, un musicista squattrinato con la fissa del jazz. Raccontandosi sogni e progetti Mia e Sebastian s'innamorano ma la prosaicità della vita quotidiana mette alle corde il loro sentimento e realizzare le proprie ambizioni forse vuol dire mettere da parte l'amore..
Confesso di essere entrata in sala con molti pregiudizi verso un film troppo osannato per non temere di restare delusa e invece sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla gradevolezza della storia dolce amara e soprattutto dalla capacità con cui Damien Chazelle sa far rivivere le atmosfere della grande stagione del musical e non mi riferisco tanto alle citazioni più o meno evidenti che sono stati sviscerate ovunque da mesi, a colpirmi è stata l'accuratezza di certi particolari, l'uso del colore ma soprattutto l'anno di produzione del film scritto in numeri romani sotto il titolo: per una che si è rovinata la vista nel cercare di decifrare col fermo immagine certe date davvero minuscole nel corso degli anni, è stato quasi commovente ritrovarsi questo dettaglio sul grande schermo per un film del 2016!
Oltre che un omaggio ad un genere cinematografico, il film è anche un omaggio alla città di Los Angeles la City of stars della canzone principale, candidata agli Oscar e già vincitrice di un Golden Globe. Un atto d'amore così viscerale da rischiare di mettere in crisi la cosiddetta ”sospensione dell'incredulità”: davvero Mia se ne può tornare a piedi da una festa in collina, senza che le accada nulla? Davvero si può amoreggiare su all'Osservatorio senza che si materializzi un delinquente quando si sa che ogni angolo di L.A. è buono per ritrovare un cadavere? Ripeto l'omaggio è talmente sentito che ti dimentichi anche del lato oscuro di Los Angeles e ti lasci trasportare dalla storia di Mia e Sebastian.
Divisa in quattro capitoli che seguono il corso delle stagioni la vicenda mi ha ricordato il nostro Dieci inverni, un altro film d'amore che regala la stessa fascinazione dell'amore “semplice” di La La Land.
Una semplicità apparente perché il mancato lieto fine (scelta giusta, scelta sbagliata o addirittura scelta maliziosa che lascia lo spiraglio per un sequel?) richiama ancora una volta un classico hollywoodiano dai molti remake (il prossimo pare nel 2018) il musical del 1954 che non si trova nell'elenco delle citazioni, E' nata una stella che nella sua prima versione drammatica del 1932 aveva un titolo che racchiude bene il film di Chazelle: A che prezzo Hollywood?
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