Viola e Dasy sono due gemelle dalla voce angelica, stelle nascenti della musica neomelodica, il fatto di essere gemelle siamesi le rende speciali: sempre al centro di curiosità morbose e superstizione sfruttate da un prete pentecostale.
Le ragazze sono convinte di non poter essere divise, perché questo è quanto hanno fatto credere loro i genitori che campano sulla loro diversità ma quando un medico incontrato casualmente parla della possibilità di separare facilmente le ragazze, in una delle due gemelle si scatena la voglia di libertà e di normalità alterando i fragili equilibri della famiglia.
Presentato con grande successo alle Giornate degli Autori dell'ultimo festival di Venezia, dove ha fatto incetta di premi, Indivisibili è davvero un film molto bello con diverse chiavi di lettura.
E' molto interessante lo scavo psicologico sulle due sorelle adolescenti, alla soglia del diciott'anni, unite da un unico lembo di pelle tra due corpi perfettamente distinti, ma ricco di vasi sanguigni che permette loro lo scambio emozionale totale per cui una mangia e l'altra ha mal di stomaco: il dualismo di due corpi uniti e di due anime distinte costrette a una unica vita rappresenta in fondo molto bene il momento di passaggio dell'adolescenza: il desiderio di fare nuove esperienze, scoprire l'amore e la paura di abbandonare la sicurezza della vita famigliare sono sentimenti comuni a tutti, l'escamotage delle gemelle siamesi permette di rappresentarlo in toto, sfruttando un realismo magico che Garrone aveva sperimentato con Reality.
Il contesto della terra dei fuochi, la surrealtà delle comunioni e dei matrimoni pacchiani che abbiamo imparato a conoscere anche dai programmi televisivi sono il contesto ideale per una storia di squallore famigliare: il problema di Viola e Dasy sarebbe potuto esser risolto facilmente nella prima infanzia ma nella loro diversità di genitori e gli zii vedono un'occasione di riscatto che nasce dalla disperazione: alle prime rimostranze delle figlie, il padre sbotta dicendo che per gente come loro, senza opportunità la normalità significa la fame, che la loro diversità è la loro fortuna.
Nella descrizione di degrado ambientale e morale si inseriscono la figura del talent scout che vuole sfruttare sessualmente le ragazze illudendole con il miraggio del successo, se questa figura non stupisce, è una scoperta l'esistenza di preti più o meno onesti che creano chiese sincretiste per gli immigrati africani.
Sembrano storie che possono accadere solo nelle aree più disagiate della Campagna ma come per Perez., il film precedente di Edoardo de Angelis, il regista, attraverso la narrazione del suo territorio che conosce bene, racconta il degrado dell'Italia intera: un welfare sempre più assente, una religione che tira sempre di più verso la superstizione.
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