USA 1932 Paramount Pictures
con Phillips Holmes, Lionel Barrymore, Nancy Carroll
regia di Ernst Lubitsch
1919: a Parigi si festeggia il primo anniversario della fine della guerra con una grande parata e una messa solenne, alla fine della funzione l'ex soldato Paul Renard chiede conforto al sacerdote: non riesce a dimenticare Walter Holderlin, il soldato tedesco ucciso in trincea.
Il sacerdote lo assolve ma non è quello che il ragazzo cerca e, appoggiato dal prete, decide di recarsi in Germania per confessare tutto alla famiglia dell'uomo che ha ucciso. Incontrata la famiglia, Renard non ha il coraggio di confessare la verità e si fa passare per un amico francese che Walter aveva conosciuto prima della guerra, instaurando così un forte legame affettivo con la famiglia; nasce anche l'amore con Elsa, la fidanzata di Walter a cui Paul confida chi è veramente: dopo un primo momento di sconcerto, la ragazza fa in modo che Paul non riveli la sua vera identità ai genitori di Walter per non rovinare la loro ritrovata serenità.
Tratto dalla pièce teatrale scritta da Maurice Rostand, figlio dell'autore di Cyrano de Bergerac, Broken Lullaby è l'unico film drammatico girato negli Usa da Ernst Lubitsch, ciò non toglie che nel film siano presenti tutti i tratti distintivi della teoretica lubitschiana e anche il tocco ironico del maestro berlinese, il famoso Lubitsch touch risalta ancora di più nell'economia drammatica del film stemperandola dolcemente.
La sequenza iniziale mi è rimasta in testa dalla prima volta che vidi la pellicola: più che l'inquadratura della parata attraverso la gamba mutilata del soldato, mi ha sempre colpito l'antinomia della Messa e i soldati inginocchiati con la spada: una contraddizione in termini che si esplicita nel dialogo tra Paul e il sacerdote quando il ragazzo rifiuta l'assoluzione per il crimine perché commesso in cause di forze maggiore: Lubitsch anticipa di oltre un decennio il problema della Seconda Guerra Mondiale con i campi di concentramento e che da allora pesa su tutte le guerre moderne: la responsabilità personale del singolo che non può essere abdicata per ordini superiori, del resto Paul ha ucciso un coetaneo disarmato, sorpreso in una trincea senza neppure dargli il tempo di difendersi, ha così modo di leggere la sua ultima lettera alla fidanzata e conoscere il suo nome e d indirizzo che lo porteranno in cerca di redenzione.
La Germania del 1919 viene rappresentata come un paese ferito e umiliato dalla sconfitta coi i francesi, la scena più toccante dove interviene il Lubisch touch è l'incontro al cimitero tra la signora Holderin e un'altra madre venuta a piangere il figlio, quando la donna scopre che il figlio si recava sempre dagli Holderin a mangiare la torta vuole sapere la ricetta e scopre che Mrs. Holderin usava due tazze di zucchero anziché una: il momento melodrammatico del pianto di un figlio ventenne morto in guerra si risolve nella dolcezza di una tazza di zucchero che riporta la figura di un ragazzo alla più consona dimensione della golosità adolescenziale.
Il legame degli Holderin con il francese non è ben visto nel villaggio e ancora una volta Lubitsch è maestro nel rappresentare il disdoro attraverso i pettegolezzi, le comari che si chiamano dalle finestre quando Elsa e Paul passeggiano per le vie. I compagni di bevute del dottor Holderin iniziano a vederlo come un traditore, se non altro del sacrificio del figlio e qui parte il celebre monologo del padre prima orgoglioso di avere un figlio soldato e che ora si vergogna di averlo mandato a morire per salvare l'onore dei padri e della nazione.
La chiusa sentimentale con Paul che non regge più la bugia sul passato e Elsa che lo perdona in nome di una serenità famigliare è un auspicio di pace per il futuro, che come sappiamo va miseramente fallita.
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