regia di Charlie Kaufman, Duke Johnson
Michael Stone cinquantenne motivatore di successo, arriva a Cincinnati per una conferenza sul suo ultimo libro. Nella città dove vive l'ex compagna che Michael ha abbandonato dieci anni prima, esplode tutta la sua angoscia: Michael è perennemente insoddisfatto, vede gli altri come una massa indistinta fino a quando non rimane colpito da Lisa, una ragazza dall'apparenza insignificante che alloggia al suo stesso hotel proprio per seguire la convention: sarà l'occasione buona per ricominciare?
Di solito i film di Kaufman, Se mi lasci ti cancello compreso, hanno qualcosa che intimamente non mi convince, quindi mi sono avvicinata con un certo timore ad Anomalisa che invece si è rivelata, per me, l'opera più riuscita dello sceneggiatore ora regista.
Forse l'uso delle marionette in stop motion sono state davvero l'ideale per rappresentare questa storia che si presta a diverse letture, senza che nessuna infici l'altra.
Anomalisa è soprattutto una metafora perfetta della solitudine dei nostri tempi, dove quasi nessuno è mai all'altezza delle (presunte?) aspettative degli altri, a maggior ragione Lisa goffa, grassotella, poco brillante, sempre a ruota dell'amica più carina.
In lei Michael riesce a trovare finalmente una nota diversa, originale dalla poltiglia umana da cui è circondato, figlioletto compreso. Michael non trova più niente di nuovo negli altri, anche se l'assioma su cui si basa il successo del suo libro è proprio quello di trovare una peculiarità nei clienti che si ascoltano al telefono. Il senso di straniamento di Michael è reso perfettamente (e questo solo un film d'animazione poteva farlo) dai volti tutti uguali di chi incontra che hanno tutti la stessa voce piatta. L'unica anomalia è Lisa che compare con il suo volto, per altro segnato da una cicatrice e soprattutto ha una voce personale con cui aggettivare le proprie ansie e paure.
Ma Michael forse non è un classico uomo del nostro tempo stressato dal “logorio della vita moderna” che lo porta ad avere una visione superficiale degli altri, forse Michael è un uomo malato, affetto dalla sindrome di Fregoli (Fregoli è il nome dell'albergo dove si svolge l'azione del film) una rara forma di paranoia da cui non lo salva neppure l'incontro con Lisa e infatti dopo la notte d'amore Michael, l'originalità della donna comincia a svanire e la scena della colazione dei due amanti è il momento più interessante del film.
Di fatto il riferimento alla sindrome di Fregoli, può essere anche consolatorio: è meglio pensare Michael come un uomo affetto da una grave malattia piuttosto che come il classico mediocre che cerca consolazione nel sesso la prima notte fuori città: va bene tutto, pur di rinnegare la propria banalità.
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