A un passo dalla consegna degli Emmy possiamo dire che la serie rivelazione dell'anno è stata American Crime Story - Il caso O.J. Simpson che tallona l'inarrivabile Trono di Spade con 22 nomination contro le 23 del fantasy di George R. R. Martin.
Come rivela il titolo, già diventato acrostico, ACS è legata ad American Horror Story: nasce sull'onda del successo della serie orrorifica e ritroviamo tra i protagonisti Sarah Paulson, veterana di AHS.
Se le serie dedicate al gotico sono un intrattenimento granduignolesco ed eccessivo ma leggero nel messaggio, American Crime Story entra in campo con una storia che ha segnato profondamente l'America: la vicenda di O.J. Simpson, star del football diventato attore che nel 1994 viene accusato di aver ucciso la ex moglie, Nicole Brown e il suo amico Ronald Lyle Goldman. Due giorni dopo l'omicidio, l'America e il mondo intero assiste in diretta all'inseguimento di OJ in fuga sulle interstates statunitensi.
Non ricordo più dove ho letto che la giustizia legale non è un modo per risarcire la vittima ma per ricostituire un patto sociale e questa massima si adatta perfettamente al racconto che il serial fa del caso in questione. La storia si apre con le rivolte di Los Angeles del 1992 in seguito al tremendo pestaggio del tassista nero Rodney King da parte dei poliziotti di L.A.; nel 1994 dunque la situazione è ancora molto incandescente ed è facile per il il dream team degli avvocati difensori trasformare il caso Simpson in una questione razziale anche se le prove contro di lui sono schiaccianti: l'accusa è talmente convinta di vincere che prende il caso sottogamba, soprattutto per quel che concerne il problema razziale.
Il caso giudiziario assume delle connotazioni mediatiche spropositate: programmi televisivi sospesi per mostrare la diretta del processo, un gioco al massacro sulla pelle dell'avvocato della pubblica accusa Marcia Clark costretta a cambiare look per essere più amabile e di conseguenza credibile per gli spettatori.
Il caso O.J. Simpson non è la storia di un processo famoso ma è l'inizio della contrapposizione sociale bianchi/neri, uomini/donne, che tanti problemi causa ancora oggi ed è soprattutto l'inizio della spettacolarizzazione mediatica dei nostri tempi, non per nulla molto spazio è lasciato all'avvocato Robert Kardashian, amico fraterno di OJ nonché il padre delle sorelle Kardashian, odierne starlette dei reality e dei social e più che il suo ruolo di persona che si ricrede dell'innocenza dell'amico, il telefilm ne sottolinea gli aspetti allora inconsciamente mediatici: ad esempio durante il discorso sui Kardashian che preferiscono l'amicizia e l'onore alla fama, già la piccola Kimmy guarda con sufficienza il padre.
Cast di grido con John Travolta causticamente divertente nei panni dell'avvocato Robert Shapiro, Cuba Gooding, Jr. nelle vesti di OJ e la Paulson bravissima nel mostrare la determinazione e la fatica per le umiliazioni subite da una donna in carriera.
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