Usa 1974
con Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman, Peter Boyle, Teri Garr, Madeleine Kahn
regia di Mel Brooks
Frederick Frankenstein, nipote del celebre Victor, è un professore universtario che cerca di far scordare la nomea dell'ingombrante nonno cambiando anche la pronuncia del cognome. Quando riceve il lascito testamentario dell'avo è costretto a partire per la Transilvania e trovati gli appunti di Victor Frankenstein si convincerà che riportare in vita un morto.. si può fare!
Il tributo per la scomparsa di Gene Wilder, avvenuta ieri all'età di 83 anni, passa obbligatoriamente da Frankenstein Junior celeberrima parodia del genere horror di cui l'attore non fu solo protagonista, ma fu anche latore dell'idea da cui si sviluppò il film e collaborò alla sceneggiatura.
Premetto che il genere parodistico non è la mia passione però il valore di Frankenstein Junior è innegabile: personalmente ammiro la perfetta ricostruzione delle atmosfere degli horror anni '30: ovviamente ci si ispira a Frankenstein e al seguito La Moglie di Frankenstein ma l'ambientazione in Transilvania che con il film e il romanzo originale mi pare proprio che non centri, rimanda a Dracula, altro classico mostro della Warner.
Si riproduce il più fedelmente possibile lo studio nel castello rivolgendosi allo scenografo, ormai ottantenne, dei film di James Whale.
In realtà la citazione più fedele è verso un sequel del 1939 Il figlio di Frankenstein e infatti tutto il film mette in scena il “ciarpame” gotico che diventa caratteristica dei b movie ispirati ai grandi classici: la nebbia, il castello diroccato, le ragnatele secolari ecc..
Il film comprende anche citazioni di altri generi filmici in voga negli anni '30:che cos'è l'inserto del balletto sulle note di Puttin' on the Ritz portata al successo da Fred Astaire, se non un omaggio alle commedie musicali dell'epoca?
Su questo impianto visivo parodistico s'inserisce la comicità surreale dei protagonisti fatta di tormentoni: Igor/Aigor contrapposto a Frankenstein/Frankensteen e Frau Blücher il cui solo nome fa imbizzarrire i cavalli, per tacer del celebre Lupu ululà e castello ululì! entrato di diritto nella cultura pop.
Interessante anche l'uso di sguardi in macchina a cercare la complicità dello spettatore nelle situazioni più assurde e mi sovviene che questa è una caratteristica dei film di Stanlio&Ollio, continuando anche in ambito comico la citazione/tributo ai classici anni '30.
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