USA 1935 MGM
con Greta Garbo, Fredric March, Basil Rathbone, Freddie Bartholomew, Maureen O'Sullivan
regia di Clarence Brown
Il conte Vronsky è a Mosca in licenza e andando a prendere sua madre alla stazione, incontra Anna Karenina. Sarà amore a prima vista anche se la donna cerca di rifuggire il sentimento perché sposata e con un figlio. Quando la passione divampa, la coppia è sulla bocca di tutti e Karenin chiede alla moglie di rinunciare all'amante in nome del decoro. Vronsky e Anna fuggono in Europa e la vendetta di Karenin sarà terribile: far credere al figlio che la madre sia morta. Ormai sola Anna Karenina si accorge che anche Vronski si sta allontanando da lei e non le resta che il suicidio..
La versione cinematografica di Anna Karenina con Greta Garbo è di certo la più famosa anche se molti temi del romanzo di Tolstoj vengono tralasciati: la cognata Kitty figura solo come la fanciulla innamorata di Vronsky che rischia di perdere il vero amore di Yashvin, mentre Dolly rappresenta l'alter ego di Anna: la buona moglie costretta a perdonare le intemperanze del donnaiolo Stiva, il fratello di Anna che sul finale non esita a fare un'ipocrita ramanzina alla sorella perduta.
Anna è una madre amorevole che riversa sul figlio le delusioni di un matrimonio infelice con Karenin, arido uomo di stato che pensa solo alle convenienze sociali. Ad interpretarlo un gelido Basil Rathbone, che prima di diventare Sherlock Holmes inanellò una lunga serie di vilain, tra cui l'insensibile Karenin.
Vronsky incarna il perfetto modello maschile e Frederic March è quasi irriconoscibile per l'aspetto ultravirile del soldato valoroso, ottimo compagno di bevute: è l'unico che esce vincitore dalla gara di vodka della delirante apertura iniziale del film su un fastoso banchetto degli ufficiali russi. Non si disamora di Anna anche se la madre cerca di presentargli un buon partito da sposare ma sente la mancanza dell'azione militare e decide di partire per la guerra senza comunicarlo alla donna che per lui ha abbandonato tutto, anche l'adorato figlio.
In questo mondo schiavo delle convenzioni si muove l'Anna Karenina della Garbo: la diva appare in uno sbuffo di vapore mentre scende dal treno (tutta la scena iniziale dell'incontro alla stazione ha rimandi al tragico epilogo finale). Il suo volto è inespressivo, la maschera glaciale di una donna conscia della propria posizione, convinta di non poter avere altro dalla vita. Nel corso del film la Garbo sa rendere tutte le passioni che sconvolgono Anna: l'amore, la gelosia, la rassegnazione che la porta al suicidio.
Non era la prima volta che la diva svedese portava l'eroina di Tolstoj su grande schermo, era già stata protagonista della versione muta del 1927, Love diretta da Edmund Goulding.
Il film del '35 fu presentato alla terza edizione della Mostra di Venezia vincendo la Coppa Mussolini per il miglior film straniero.
Dopo questa versione si contano altre cinque versioni cinematografiche del romanzo a partire da quella del 1948 che ha per protagonista Vivien Leigh fino all'ultima del 2012 che vede una magrissima Keira Knightley vestire i panni di colei a cui Tolstoj dedica una descrizione del braccio paffuto, quindi non doveva essere esattamente una silfide.
Ci sono anche cinque versioni mute prima della versione del '27 con la Garbo.
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