Beatrice Morandini Valdirana ricca snob bipolare, è in custodia giudiziara presso un centro di recupero ricavato da una proprietà di famiglia. Lega poco con le altre ospiti della comunità fino al giorno in cui non arriva Loredana Morelli, depressa, tatuata, reticente sul passato che l'ha condotta a Villa Biondi. Nella loro totale diversità le due donne trovano una complementarità che le unisce in modo indissolubile e quando capita l'occasione per scappare dalla struttura non se la lasciano sfuggire..
Non è il primo film in cui si ride molto del disagio mentale, penso a Si può fare di Giulio Manfredonia; di certo il merito di Virzì è quello di far capire, attraverso il pregresso delle sue protagoniste, quanto sia facile cadere nel disagio psichico con conseguenze anche serie, stiano attente quindi le tante persone che liquidano il film come una bella commedia sulla malattia mentale, pensando che non si parli di qualcosa che appartiene a tutti noi.
Senza pietismi ma con vera pietas Virzì racconta una delle figure più drammatiche del femminile, la madre suicida/infanticida, affidandola alla figura spigolosa di Micaela Ramazzotti. Dal punto di vista recitativo a mangiarsi la scena è però Valeria Bruni Tedeschi protagonista di una costante crescita recitativa negli ultimi film interpretati, scoprendo un' irresistibile vena comica.
La scrittura si perde un po' nel finale: sembra indecisa su quale strada prendere se osare una svolta drammatica od optare per un lieto fine ma forse vuole solo sottolineare il bivio a cui si trova una delle protagoniste.
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